In un altra vita, circa vent’anni fa, mi sono occupato di montare dei film che parlavano di salute mentale, pre-basaglia, un periodo buio per i malati e per i non malati.
I film per chi fosse curioso sono “Ma il furore dei nostri sguardi” di Loredana Alberti, che ne parla nello specifico, e “Il germe del melograno” di Silvana Strocchi che ne parla per via della connessione del pittore Baccarini con sua madre.
Le donne, per esempio, venivano spesso ricoverate non per una patologia, ma per “isteria”. La vera diagnosi era che il marito si era stufato.
Ma veniamo a noi: Può l’AI aiutarci a tenere sotto controllo la nostra salute mentale? Se soffriamo già, può contribuire alla terapia?
Dopo questo personale Amarcord cinematografico, il cinema mi è rimasto nel cuore e per questo sono Advisor di Weshort, la Netflix del cinema breve, torniamo a noi e al tema dell’articolo: Può l’AI aiutarci sul tema della salute mentale?
Ho precedentemente parlato dell’argomento AI e salute e AI e salute personale, alcuni ragionamenti valgono anche per la salute mentale, ma qui è importante il dialogo con il paziente.
La ricerca nell’ambito si divide principalmente in controllo della motricità (con dispositivi wearable), in sistemi di questionari, e in sistemi NLP (Natural Language Processing), quest’ultimo è il mio attuale campo di applicazione.
Nell’NLP si sono adottate delle soluzioni chatbot, non tese a sostituire il ruolo del terapista, ma a creare dei “virtual friend” che, comunicando con il paziente, lo aiutano a superare i vari momenti della giornata.
Alcuni esempi di queste tecnologie sono WoeBot, Wysa e TESS tutte utilizzate nel campo e con studi facilmente reperibili a riguardo.
In italia circa 10 milioni di persone soffrono di depressione, ansia, attacchi di panico e patologie correlate. La pandemia fa crescere questi numeri rapidamente.
Con l’opportuno addestramento l’AI di USERBOT potrebbe dare benefici simili a quelli ottenuti all’estero ai nostri sofferenti. Data la perfezione della tecnologia, potrebbe anche ottenere risultati migliori.
Bisogna sempre chiarire, quando si parla di salute, che ci sono degli aspetti etici: il chatbot deve essere rispettoso dei ruoli nell’addestramento e evitare di rompere l’alleanza terapeutica tra il terapista ed il paziente, deve essere chiaro che non sostituisce il terapeuta, che è un ausilio ulteriore alla terapia.
Il discorso è da approfondire con esperti ovviamente, resto a disposizione per la discussione con chi vorrà contattarmi.