L’Italia è un paese d’inventori, ma siamo appena decimi nella classifica mondiale: certo un bel piazzamento, ma vista la reputazione fin dai tempi di Leonardo Da Vinci, possiamo fare di meglio.
Chi mi segue è spesso uno “startupparo” della prima ora o recente, o un architetto del software.
Nella nostra categoria di aziende la proprietà intellettuale è uno dei fattori importanti da gestire: se facciamo innovazione, nella pratica, dobbiamo anche dimostrare in un certo senso, che questa innovazione c’è, è tangibile, è diventata un brevetto.
Come in molte attività umane, spesso ci si fascia la testa prima di averla rotta: si pensa che se non sei Nikola Tesla o Edison o Marconi, non hai diritto di brevettare nulla.
Non è così, e i brevetti spesso sono solo delle noiose descrizioni del processo industriale che l’azienda ha depositato come innovativo.
Il possesso di brevetti e marchi è ben visto a livello finanziario e dagli investitori, mostra in un certo modo la serietà e la vision di un’azienda che non sta giocando.
Per realizzare un brevetto bisogna prima di tutto scrivere una relazione, puntuale e completa, di ogni aspetto del processo che vogliamo depositare. Occorre essere pignoli ed integrare ogni step con spiegazioni, diagrammi, glossario. Occorre ricontrollare decine di volte la relazione alla ricerca di problemi nel processo.
Una volta ottenuta la relazione, si sarà imparato tanto sul nostro processo al punto che saremo migliorati noi stessi che lo scriviamo nella sua padronanza e conoscenza.
La relazione va poi sottoposta ad uno studio legale dedicato al problema, che la vaglierà, tradurrà in “burocratese brevettuale” e una volta ottenuti dei claim e un processo leggibile, la sottoporrà a ricerca.
Tutto il nostro lavoro infatti potrebbe essere stato fatto nella stessa maniera da qualcun altro: in tal caso ci sarà da riflettere su come renderlo più innovativo.
Una volta che la ricerca è stata completata, la procedura continua col deposito del brevetto, da quel momento potrete fregiarvi del famoso: “Patent Pending” utile già per la comunicazione aziendale.
Passati dei mesi il brevetto sarà presumibilmente approvato e registrato, lo si potrà in seguito estendere alla Comunità europea e a tutti gli stati che desideriamo, con apposita domanda.
E voi che aspettate a fregiarvi del titolo di inventori?