Oggi è il Giorno della Memoria, ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell’Olocausto.
La memoria in Italia è stata tramandata attraverso testimonianze di chi ha vissuto l’orrore delle deportazioni e dei campi di concentramento: persone che oggi, se ancora in vita, hanno un’età molto avanzata.
Con il calare delle testimonianze dirette è sopraggiunto un aumento delle teorie negazioniste, che farciscono i social in questi giorni.
Si è provveduto a realizzare materiali documentaristici, film, mostre a tutela delle memorie. Successori del capostipite testo di studio: il diario di Anna Frank.
Occorre oggi non solo mantenere intatto questo patrimonio storico, ma renderlo fruibile a tutti, come le testimonianze dirette hanno saputo fare con noi.
La realtà virtuale, quella aumentata, gli ologrammi, potranno presto donare nuova vita a questi testimoni, in modo che possano testimoniarci ancora un periodo agghiacciante, impedendo che i negazionismi vincano e la storia si ripeta.
Alcune installazioni sperimentali sono già operative, come il noto spettacolo teatrale in VR di Elio Germano “Segnale d’allarme – La mia battaglia VR” ma molto può e deve essere fatto.
L’intelligenza artificiale potrà rendere nuovi i materiali datati, più fruibili e ad alta risoluzione, traslare in tre dimensioni i personaggi per consentirvi l’immersione nella storia.
Una immaginazione assistita di cui oggi, abbiamo necessità. Il bombardamento di media tradizionali, social e vita tecnologica ci ha reso forse più orientati alla creatività ma meno propensi all’immaginazione.
Vivere la storia potrebbe convincere qualcuno a non intraprendere o a rinunciare alla via negazionista.
E ora ditemi che la realtà virtuale è soltanto un giocattolo.