Misurare il tempo è sempre stata un’ossessione umana: abbiamo inventato di tutto dalle meridiane agli orologi atomici.
La misurazione da sola sembra innocente, ma ogni volta che misuriamo qualcosa la tentazione di farlo per controllare e giudicare è forte.
Gli antichi velieri non potendosi basare sul gps per navigare erano dotati di strumenti per misurare il tempo, più precisi possibile.
Sapendo l’ora esatta e guardando le stelle si era in grado di calcolare la posizione con una discreta precisione.
Ed è questo che deve essere il tempo in azienda: uno degli indicatori verso dove stiamo andando.
Cronometrare quanto lavorano le persone può sembrare una delle applicazioni di questa legge, ma ne è invece la nemesi.
Manca infatti una cosa alla misurazione: serve conoscere il tempo, ma anche guardare bene le stelle.
Quando stimiamo una lavorazione prevediamo il tempo che la nostra nave impiegherà a solcare il mare fino alle indie.
Non immaginiamo le tempeste, ma aggiungiamo del tempo alla rotta, per gli imprevisti.
Questo tempo può essere stato impiegato perché bloccati in una bonaccia o perché i marinai hanno protratto la pausa in un bellissimo atollo tropicale.
Nel primo caso ce la prendiamo con la sorte, nel secondo diamo degli inetti ai marinai: quei ladri fannulloni si divertono anziché lavorare.
Quello che ho da dirvi vi stupirà: l’atollo vale come la bonaccia. Non deve interessarci. Deve interessare che il piano di lavorazione sia compiuto nel tempo previsto.
Torniamo alla metafora della nave: il punto lo deve stabilire il capitano. Se la rotta è errata o i tempi più lunghi, la colpa è soltanto sua: decidere di passare ai remi in bonaccia e frustare l’equipaggio, forse farà guadagnare qualche miglio nell’immediato, ma porterà certamente ad una rivolta a bordo nel lungo periodo.
Non considerate il tempo come una misurazione assoluta del successo del vostro team.
Guardate le stelle.