Sono moderatamente ottimista per quanto riguarda il futuro, nonostante non ne abbia una ragione logica: il mondo a guardarlo è destinato all’apocalisse.
Quando ero un ragazzo, il futuro correva straordinariamente in fretta: poi ha rallentato, il programma spaziale costava troppo, la robotica è rimasta un po’ indietro, l’unica scienza che ha continuato a correre è stata l’informatica.
Oggi l’informatica ha partorito l’AI: un incredibile abilitatore che sta consentendo passi da gigante, applicandosi nelle altre scienze e tecnologie.
L’unione di questo abilitatore alle tecnologie esponenziali può a mio parere salvare noi e il pianeta, ridurre le differenze di classe, sconfiggere la fame e la povertà.
Succederà davvero? Probabilmente no, perché avere la possibilità di fare qualcosa di buono e farla davvero non è mai stata una caratteristica dell’umanità.
La conservazione della specie, per quanto spesso disattesa, però si è finora dimostrata un istinto prevalente.
Probabilmente quando le cose inizieranno a precipitare ci sarà un moto di auto-conservazione sufficiente a cambiare le cose.
E noi tutti dovremo essere pronti, aiutare, intervenire, lasciar perdere i “te l’avevo detto”, e fare in modo che il cambiamento avvenga.
Ci riusciremo? Io sono nato ottimista.