Nel mestiere di consulente vi capiterà di fare un buon lavoro e di vederlo poi finire nel cassetto dei consigli disattesi.
Il vostro lavoro, appena diventato del cliente, scomparirà nel mare magnum dell’indifferenza.
La consulenza per quanto possa essere fattuale, è pur sempre un piano per fare un percorso complesso.
Il cliente potrebbe non avere le risorse e il coraggio per affrontarlo.
A questo punto non sarà facile lasciar perdere: il vostro piano in un cassetto! Che disonore!
Dovrete invece far buon viso a cattivo gioco e lasciare che il percorso deciso dal cliente faccia il suo corso. Che sia far ingiallire la consulenza col tempo o organizzarsi per affrontarla. Ognuno ha i suoi tempi.
Spesso mi sono trovato a proporre manovre dolorose per le aziende: solo dei manager certi delle misure e coraggiosi sapranno attuarle.
Certamente in questo ultimo caso, ci sarà una lunga e profonda riflessione: il vostro lavoro sarà esaminato in ogni dettaglio; le lavagne si riempiranno di appunti, matrici di eisenhower, perfino qualche Lighting Decision Jam. Le barchette porteranno più confusione, verrà voglia di fare lo struzzo e questo riporta all’inizio di questo articolo.
Tutto questo è piuttosto normale: non dovete aspettarvi che la vostra consulenza diventi un Vangelo senza esame.
Quando dopo un lungo periodo vedrete la consulenza attuata, sia pur con qualche modifica spero non distruttiva, saprete di aver avuto successo e fatto un buon lavoro.
Dovrete solo saper aspettare.
Qualche volta ovviamente resterà tutto nei cassetti: pazienza, siete pagati anche per dare consigli disattesi.