Sui social network il guru è colui che è riuscito ad avere un discreto seguito nella nicchia di cui si occupa.
Fin qui nulla di male.
I problemi iniziano quando, il guru in questione, irriconoscente verso il proprio folto pubblico di follower, inizia a sentirsi un VIP.
Il suo ego diviene smisurato e ogni commento non d’accordo con una sua tesi viene considerato lesa maestà.
Il folto pubblico gli dà forza: sa che molti per ingentilirselo faranno parte della sua claque di sodali.
Ed ecco che il guru si trasforma da persona utile a tutti a spietato Torquemada dei commentatori che osano opporsi alla sua opinione.
Seguo anche io diversi guru: molti sono riusciti a sfuggire a questa trappola della polarizzazione e riescono a fare numeri senza fare uscite poco dignitose.
Alcuni pur restando spesso sulla via maestra cascano in trappola talvolta e aggrediscono al primo commento non accondiscendente.
Il successo social li conduce verso un particolare stato di Dunning Kruger e iniziano a credersi i massimi esperti di una materia. Immuni da critiche e perfino dalla logica.
In generale i social hanno una certa giustizia, e questi superguru sono destinati, dopo aver pestato un merdone dietro l’altro, ad un lento declino.
Il declino non farà loro piacere e si dibatteranno come un pesce all’amo per evitarlo, perdendo sempre più i contenuti interessanti a favore di quelli estemporanei e polarizzanti.
Il loro pubblico di riferimento non li riconoscerà più e perso quello, scompariranno.
Quindi trattateli bene: non sono cattivi, hanno paura dell’estinzione.