Ogni giorno leggo articoli sul pericolo dell’AI in ogni settore. Nessuno di questi intellettuali si occupa del vero pericolo odierno: l’ignoranza.
Non è benaltrismo in questo caso: per parlare di AI bisognerebbe prima informarsi, evitare di umanizzarla, capire che ogni implementazione è differente, capire che si tratta di uno strumento in mano all’uomo e non il contrario.
Cerco in questo blog di mostrare le bellezze dell’AI: le potenzialità di questa tecnologia esponenziale sono fantastiche. Possono farci ottenere un mondo migliore.
Non posso accettare che questo progresso possa essere rallentato o addirittura impedito dal luddismo imperante, dall’ignoranza, da una politica ottusa, da un giornalismo che dovrebbe vergognarsi di quel che è diventato.
In un mondo che lascia parola a chiunque, ai terrapiattisti, ai novax, ai razzisti, che zittisce ed attacca sul personale i membri della comunità scientifica, ci si mettono pure i filosofi a parlare di etica dell’intelligenza artificiale come se un algoritmo possa averne una sua e diabolica.
Una volta imparata la pappardella che i dati possono avere dei bias questi assoluti geni decidono che è tutto da mettere al rogo, da evitare, da punire.
L’ignoranza è una bestia terribile e va combattuta a tutti i livelli. Partire punendo severamente chi scrive a sproposito di cose che non conosce, sarebbe forse compito di un’ordine, più ignorante dei suoi iscritti e incapace di muoversi anche in questioni molto più gravi.