Tutti lo facciamo ormai, oppure, questo è il mio dubbio, lo abbiamo sempre fatto, ma non lo definivamo tale.
Ieri, pesandomi, ho notato un mio comportamento poco logico, che ho poi riassunto su twitter: riguardava la mia pancia.
Ebbene, mentre davanti alla bilancia, in solitudine, il riflesso può avere motivi inconsci o pratici (se la pancia sporge tanto e non riesci a leggere il peso, per esempio), nella vita reale, per esempio in spiaggia, tirare dentro la pancia assume tutte le connotazioni del Personal Branding: ci mostriamo per quello che siamo, ma in una versione migliorata, affinché le persone pensino bene di noi.
Ovviamente la cosa funziona se la pancia non è troppo evidente: se fingiamo di essere quello che non siamo, il Personal Branding non funziona, come ogni cosa basata eccessivamente sulla menzogna.
Non ci si può d’altronde basare solo sulla pancia: ci sarà sempre uno che l’ha migliore della nostra. Serve trovare in noi elementi distintivi non comuni da trasmettere a chi ci vede.
Ho letto molto sull’argomento del Personal Branding e ricordo con piacere i libri di Scandellari e Bandiera. Quello che più è riuscito a trasmettermi la nozione fondamentale di reputazione social è forse Fai di te stesso un BRAND, leggendolo ho trovato tanti riscontri nella vita di tutti i giorni, tante pratiche che già si svolgono magari non ben coordinate per curare la propria reputazione.
Sulla nostra rete personale, la reputazione è basata su ciò che realmente siamo, le persone ci conoscono, ci toccano, sentono quello che abbiamo da dire, ci frequentano.
Nella rete social non è così semplice: prima di raggiungere anche uno solo dei passi che sembrano naturali nel nostro giro di amicizie, occorre un duro lavoro. Bisogna tirar dentro la pancia, sorridere, e conoscere le persone.
Questo ulteriore gradino fa spesso dire alle persone che i social non sono la vita reale, che le amicizie sono solo contatti effimeri, che conta solo la vita “reale”. Si tratta di persone che hanno preso l’ostacolo come insormontabile e rinunciando, vedono solo le parti negative.
Personalmente ho trovato in rete centinaia di contatti lavorativi, decine di amici, persone con cui ho un rapporto non necessariamente solido, alcuni li ho conosciuti nella realtà dopo anni. L’essenza dell’amicizia che si era formata, se vogliamo definiamola epistolare, non si è mai mostrata un errore.
Per ottenere i miei piccoli traguardi non è servito un lavoro imponente: mi sono presentato per quello che sono, tirando un po’ dentro la pancia e sorridendo. Una volta che il contatto ha iniziato a comunicare, ci si è poi trovati sul settore del dialogo, dove ci si può piacere o meno, e si è iniziato un rapporto. Questo rapporto può diventare lavoro, amicizia, oppure nulla: non importa.
Tutto quello che ho ottenuto, ed è tanto per le mie esigenze, l’ho avuto anche grazie a questa esposizione. Non sottovalutate il vostro Personal Branding, anche minimale: farà sempre meglio che rinchiudersi in una stanza, pensando di essere troppo brutti e grassi.
Riflettiamoci assieme.
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