Sono un grande sostenitore dell’empatia sul luogo di lavoro, ma ci sono dei casi in cui questa potrebbe ingannarti nel tuo ruolo di consulente e causare danni a te e al cliente.
Quando il cliente è particolarmente simpatico o attraente o brillante o intelligente, questa sua “luce” potrebbe distrarti dalla validità del progetto.
L’emozione purtroppo è una brutta compagna nella scelta delle strategie per il cliente e per il suo software: se ci lasciamo coinvolgere per motivi esterni al progetto e la nostra capacità di giudizio è falsata, combineremo un grosso guaio.
Viceversa potremmo sconsigliare il cliente dall’intraprendere una strada giusta, solo perché abbiamo paura di essere influenzati da fattori esterni.
Non prendete una decisione subito, mentre siete sotto l’influenza emozionale, prendetevi del tempo per riflettere.
Rilassate la vostra mente e dividete quanto vi è stato esposto dal cliente in schemi logici e relazionali.
Usate una lavagna: servirà a distaccarvi dal contesto, a vedere solo strutture, processi, dati.
Atomizzate ogni informazione come fate di solito, e analizzate i dettagli, poi allargate il cerchio fino a vedere il progetto nella sua interezza.
Durante questo processo di analisi avrete ritrovato voi stessi e sarete in grado di decidere se il progetto del cliente ha una fattibilità, se non ce l’ha, se occorre qualche genere di correzione per portarlo avanti.
Dopo contattate il cliente e spiegategli punto per punto le vostre conclusioni. Non fatevi convincere e non cambiate idea sul momento.
Probabilmente sarete sempre condizionati un po’ dalle interazioni col cliente in questione, ma saprete di avere sempre un vulcaniano disponibile dentro di voi per prendere decisioni logiche.
Anche se il cuore vi batte forte.