La passione mi è sempre piaciuta: la mia e quella altrui. Quando vedo un amico appassionarsi a qualsiasi argomento ne sono contento: ma non nego che alcuni argomenti, essendo comuni, mi rendono più felice.
Un mio caro amico ha “scoperto” il personal branding da poco, ovviamente ne era a conoscenza anche prima, non vive in un igloo, ma da poco legge libri a riguardo, si informa, segue chi parla dell’argomento.
Il primo libro che ha letto l’ho recensito anche io tempo fa, è l’opera immensa di Riccardo Scandellari: Fai di te stesso un brand.
Il libro in questione appassionò anche me, più di un anno fa.
Il personal branding dovrebbe essere nella cassetta degli attrezzi di tutti noi, il mondo di oggi non consente di farne a meno. È sempre esistito, una volta si chiamava reputazione, ma online è diventato più complicato ed allo stesso tempo più soddisfacente.
L’atomo fondamentale del personal branding è la persona. La persona che ha un contatto con te per qualsiasi motivo, produce una parte della tua reputazione personale. Più questa reputazione si avvicina alla tua autentica essenza, più ti sarà facile gestirla, migliorarla, diffonderla.
Quindi occorre aprirsi ed è vietato mentire, a meno che tu non faccia il serial killer per hobby: questo eviterei di comunicarlo.
Gli hobby, quelli che puoi raccontare, invece sono una grande fonte di coinvolgimento per le persone che ti seguono e iniziano ad apprezzarti come essere umano: essere soltanto il proprio lavoro è piuttosto tossico, e anche stravagante, non mi viene una parola italiana ma weird rende bene.
Stai inoltre attento al purché si parli di me: non è una situazione molto edificante, ed essere accomunato a persone che non ti piacciono potrebbe portarti lontano dal tuo pubblico, che probabilmente avendo delle affinità elettive nei tuoi confronti, condividerà anche certe antipatie che tu non riesci a nascondere: io per esempio ho un problema con i guru.
Differenziati dalla massa: ora non ti dico di travestirti da mucca viola, ma quello che hai di unico è quello su cui devi puntare, sperando che interessi alla tua nicchia di ammiratori.
Lavora a piccole cerchie: generalmente noi siamo dei professionisti, non facciamo gli attori, non trattiamo temi generalisti, non siamo nemmeno in grado di comunicare col grande pubblico come può fare uno show-man o un influencer; il nostro personal branding è più quello del simpatico supereroe di quartiere, avrete più frutti dai vostri “come posso essere d’aiuto?” che dai balletti su TikTok.
Alcuni dei vostri follower diventeranno conoscenti, clienti, perfino amici: abbiate il massimo rispetto di chi vi dona l’amicizia e di chi vi paga con i soldi lavorati duramente: cercate sempre di dare più di quanto vi è richiesto e di fare una bella figura, la vostra reputazione e la vostra coscienza ne gioverà sicuramente.