L’Italia è un paese d’inventori, ma siamo appena decimi nella classifica mondiale: certo un bel piazzamento, ma vista la reputazione fin dai tempi di Leonardo Da Vinci, possiamo fare di meglio.
Chi mi segue è spesso uno “startupparo” della prima ora o recente, o un architetto del software.
Nella nostra categoria di aziende la proprietà intellettuale è uno dei fattori importanti da gestire: se facciamo innovazione, nella pratica, dobbiamo anche dimostrare in un certo senso, che questa innovazione c’è, è tangibile, è diventata un brevetto.
Come in molte attività umane, spesso ci si fascia la testa prima di averla rotta: si pensa che se non sei Nikola Tesla o Edison o Marconi, non hai diritto di brevettare nulla.
Non è così, e i brevetti spesso sono solo delle noiose descrizioni del processo industriale che l’azienda ha depositato come innovativo.
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