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Infodemia

infodemia s. f. Circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili.

Vivere la società dell’informazione, diventa ogni giorno più complesso: possedere le informazioni una volta significava possedere un capitale, oggi occorre discriminare le informazioni per renderle profittevoli.

Viviamo nell’era dell’Infodemia, le informazioni in nostro possesso sono troppe e non sempre siamo in grado di comprendere se siano vere o false, utili o inutili. Le nuove frontiere dell’Intelligenza Artificiale consentono perfino di creare testi e news dal nulla, completamente inventate ma con tracce di credibilità. Un testo scritto dal nuovo GPT/3 può passare molti esami prima di essere certificato come falso.

Riguardo al COVID-19, l’infodemia è considerata un pericolo, da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, tale da aggravare le situazioni della diffusione del contagio, peggiorando la pandemia.

La situazione attuale è destinata a peggiorare iperbolicamente se non si trovano soluzioni rapide e pratiche al problema.

Per affinità con il mio lavoro, la prima idea sarebbe di risolvere tutto con un algoritmo di Intelligenza artificiale adatto allo scopo: sinceramente mi è difficile immaginarne uno che funzionerebbe. Come si fa a decidere se uno scritto è utile o meno? Oltre che lo stesso scritto potrebbe risultare utile ad un uso oppure ad un altro, a seconda delle situazioni.

Ed ancora: quale dataset dovremmo usare per discriminare le informazioni? Sono domande a cui trovo difficile dare una risposta. Perfino le voci enciclopediche sono spesso errate ad un esame attento, non si potrebbero neanche utilizzare quelle, oltre che probabilmente l’algoritmo capirebbe solo se un testo è scritto con i dettami di un enciclopedia o no.

Scartata quindi l’opzione AI, almeno per il momento, la mia riflessione non può che spostarsi sugli esseri umani. Una comunità, chiamatela pure se volete élite, di persone informate, studiosi, scienziati, competenti al punto da discriminare una piccola mole di informazioni. Una spremuta di internet che rappresenterebbe un discreto potere.

Questo potere beninteso, andrebbe poi utilizzato per il bene culturale e sociale del pianeta, insegnando ai meno fortunati una cultura più reale e sostenibile.

Per stavolta le mie riflessioni vedono nell’essere umano la giusta risposta: se l’AI vi ruba il lavoro e siete competenti, forse ne avete trovato uno.

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