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Mondialismo digitale

Ieri, ironizzando su un risultato di google piuttosto originale,( “cibi con la R” dava come primo risultato “Coniglio”) mi sono interrogato su quanto oggi sia più semplice abbattere le barriere linguistiche.

Quando ero un ragazzo, in Sardegna, trovai utile il mio pessimo inglese scolastico per parlare con i turisti di ogni nazione. Ci si arricchiva, anche se con grosse difficoltà, di visioni e opinioni aliene per la sottocultura sarda del periodo.

Sulla sessualità, per esempio, le differenze erano abissali, al punto di farmi arrossire. Figlio di un’educazione abbastanza bigotta e cresciuto in un ambiente omogeneo alla stessa, trovai stupefacente la presenza di altri universi nella sfera che più mi interessava, per ovvie cause ormonali.

Visti i miei risultati “sul campo” il mio inglese migliorò, mi “fidanzai” perfino con una ragazza australiana, suscitando stupore ed invidia tra gli amici. Persi completamente interesse nelle isolane, al punto che d’inverno, senza turismo, cadevo in una profonda depressione.

Mi rinchiudevo in casa e frequentavo nel tempo libero soltanto i miei computer.

Torniamo ai giorni nostri, nella mia nicchia ovviamente. Siamo quasi tutti in remote working, abbiamo tutti un inglese decente abbastanza da capirci in call con chiunque, ma soprattutto la tecnologia tende ad aiutarci moltissimo.

A volte, sarà capitato anche a te, determinati accenti e modi di parlare ci sfuggono, l’ascolto e la comprensione è più difficile del solito, ci si maledice per non aver studiato e praticato di più l’inglese.

A quel punto il magico tasto “attiva sottotitoli” ci viene in aiuto, la call diventa più comprensibile e si risolve il problema, pur col cruccio di doversi migliorare.

Ma allora, penso, se parlassi in call con un cinese e con i sottotitoli tradotti in tempo reale? O se il software evolvendosi mi facesse sentire direttamente l’audio interpretato nella mia lingua?

Se tutto ciò fosse attivabile nel nostro auricolare, in qualsiasi momento, nella vita? Se riconoscendo una lingua straniera ce la traducesse in automatico?

Questa tecnologia è al momento immatura ma ci siamo ad un passo.

Ricordo di aver letto su un testo di commenti storici, che l’identità nazionale è fortemente legata alla lingua: l’Italia per esempio era una nazione già prima di essere unita per via della lingua parlata.

Ora immaginiamo questi nazionalismi al day zero della “lingua mondiale”, tutti iniziano a capire tutti, senza barriere linguistiche di alcun genere. La lingua che si è appresa alla nascita è quasi irrilevante. La cultura nazionale diventa più miscelata con quella altrui, le nazioni tendono a diventare “trasparenti”.

Possibile che si possa unire il mondo con così poco? Non lo so, ma di certo tutto questo ci renderà tutti molto più vicini.

One thought on “Mondialismo digitale

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