Ieri dopo il mio articolo su Tesla bot sono fioccati, come di consueto, alcuni commenti riguardo al tema “i robot ci ruberanno il lavoro” e a pretese di welfare varie per mantenere coloro che resteranno disoccupati.
Questo risentimento verso “il diverso” non è nuovo, c’è chi ha costruito su di essa la fortuna del proprio partito politico, per esempio.
Lo scopo dell’automazione in generale è sempre stato quello di eliminare i lavori ripetitivi e alienanti per l’essere umano, elevandolo a motore concettuale e non fisico dell’attività lavorativa.
La medaglia oscura è la disoccupazione di coloro che si erano fermati nel limbo della pre-automazione ed erano stati lasciati indietro dalla società.
Qui, se dobbiamo individuare un colpevole, sta il problema: la società civile deve occuparsi dei propri figli, crescerli professionalmente, non lasciare che si adagino e deprimano costretti da un lavoro alienante e sottopagato.
Il reddito da “robotica” non può essere la soluzione: anche io sogno una civiltà alla Federazione dei pianeti di Star Trek in cui ognuno può decidere liberamente che attività svolgere senza di mezzo stipendi, capitalismo, shopping, rivalsa sociale. Ma siamo nel 2021, non nel 2400.
La possibilità di farsi una cultura, dettata costituzionalmente, è comunque scarsa per gli operai costretti otto ore al giorno in una faticosa catena di montaggio.
Penso che questi lavori fortemente debilitanti sul piano psicologico prima che fisico, debbano avere turni molto più ridotti e sessioni di studio in sostituzione.
Un popolo colto renderebbe molto di più alla nazione che uno bue.
Sappiamo però che ai politici è più utile un gregge complottista che una società civile e critica.
Tutti noi più o meno fortunati, fuori da questo giogo dell’ignoranza totale, dovremmo polarizzare l’attenzione non contro al nemico povero, la guerra tra poveri favorisce lo status quo, ma contro alle strutture nefande degli stati che lasciano le cose come stanno.
Più ignoranti incontriamo, più cultura serve, e quindi più lo stato dovrà impegnarsi. Obblighiamolo a farlo con la nostra voce.