In passato, a lungo, ho affidato le mie brevi riflessioni quotidiane ai social network.
Sui social non si ha necessità di organizzare il pensiero in modo strutturato e questo fa perdere tante “illuminazioni” del proprio modo di essere e di lavorare.
Negli ultimi due mesi ho apprezzato la “scuola” di tenere un blog costantemente aggiornato.
C’è un posto mio, soltanto mio, in cui cerco di dare il meglio di me stesso agli altri. Nessun social può eguagliarlo.
Ieri, incidentalmente, ne ho avuto ulteriore conferma: dopo che una intelligenza artificiale troppo zelante, mi ha allontanato dal social che frequento di più per 24h. Per una battuta facilmente comprensibile ad un essere umano.
Sono sempre stato favorevole alle AI che moderano i contenuti, ma il metodo usato deve essere quello della moderazione anticipata. L’utente viene avvisato che il suo testo è “sensibile” e gliene viene impedita la pubblicazione.
Ne ho parlato in passato in La disillusione del World Wide Web.
Punire l’utente dopo che ha scritto qualcosa, porta inevitabilmente a punire ingiustamente un gran numero di falsi positivi.
Il reclamo poi, può assumere risultati grotteschi, quando il moderatore incaricato non è della tua lingua madre e decide su un testo auto-tradotto.
Ma veniamo al discorso centrale di questo post: avere un proprio centro di gravità dove esserci sempre, anche se il social network preferito non ti ama più: il blog.
A lungo denigrato e considerato da alcuni sorpassato ed obsoleto, il blog resta l’ultimo baluardo del singolo contro le decisioni che altri possono prendere per lui altrove.
Questo posto quindi, è da curare con la massima attenzione, in quanto è destinato a durare, non ha l’effimero di una piattaforma altrui che potrebbe, perché no, sparire domani.
E voi, avete su internet, un luogo da chiamare “casa”?