Quando iniziai a programmare, la documentazione come esiste ora era fantascienza.
I linguaggi si studiavano sui libri, nel caso degli home computer mancavano gli strumenti e bisognava perfino realizzarseli da soli.
Il mio primo codice assembler del 6502 fu scritto su un assemblatore scritto in basic Apple da me, perché non riuscivo ad acquistare una copia di Merlin.
In quel periodo pionieristico lo sviluppo software era eroico: ma tutti credevamo che sarebbe durato poco, che sarebbero venuti fuori sistemi per programmare senza codice, accessibili a tutti: “è un lavoro che non può durare”.
Ai giorni nostri, nonostante le incursioni di vari ambienti RAD (Rapid Application Development) e No-Code, la situazione non è cambiata: ancora per la maggior parte delle applicazioni, dobbiamo scrivere codice.
L’intelligenza artificiale sta facendo capolino nella programmazione con GitHub Copilot ma anche questa tecnologia è ben lontana dal sostituire lo sviluppatore.
Nel campo delle integrazioni e dell’interoperabilità del software si è fatto molto: sistemi saas come Zapier, forniscono un valido aiuto no-code per uno svariato numero di connessioni.
In campo Frontend ho visto dei timidi tentativi di fare editor wysywyg per vari framework; (Esempio React Studio) non mi hanno soddisfatto e non dimostrano le potenzialità che ci sono.
Probabilmente no, non senza codice da inserire da qualche parte, ma penso si possa fare una piattaforma General purpose per applicazioni web che, con grande varietà di componenti ed un webserver dotato di database automatici e trasparenti, possa essere davvero un sostituto valido allo sviluppo.
È una delle sfide di domani.
Quando diventeremo obsoleti? Forse ci vorrà ancora tanto tempo.
One thought on “No code e RAD”