In questi giorni il maltempo ha colpito un po’ tutta Italia: non so voi ma io non ricordo trombe d’aria di quando ero ragazzino.
Ora questi fenomeni stanno diventando frequenti anche qui: climate change.
Noi dell’ambito informatico tendiamo per natura ad estraniarci dal mondo che ci circonda: assorbiti dal nostro lavoro, con gli occhi sul monitor. Il mondo fuori va in malora, ma non è colpa mia.
Io sono un informatico: mica brucio carbone nelle centrali elettriche, io.
È colpa degli industriali, tipo quelli che producono tutti i giocattoli tecnologici di cui mi circondo.
Sì okay ho il condizionatore in casa ed in ufficio, ma come si fa a lavorare senza?
Mi sono fatto una stazione da hacker con sei monitor, programmo sempre su uno solo, ora secondo te se non li uso li spengo? E se entra qualcuno in ufficio che figura ci faccio? Ho una reputazione da difendere.
Come? Le farm di computer inquinano? E che c’entro io? Okay il mio software non scala bene, è scritto in un linguaggio vecchio con un framework deprecato e serve dieci volte l’hardware che servirebbe normalmente, ma mica è colpa mia, abbiamo un debito tecnico.
Come? Le AI sono energivore? Ma vanno di moda, le implemento anche quando basterebbe un algoritmo deterministico, cioè, fa figo l’AI diciamolo.
La mia app non è ottimizzata e consuma un sacco di batteria del telefono? E vabbè avevano fretta di farla uscire, e colpa di prodotto, non è colpa mia.
Diciamolo, se tutti si mettessero in testa di consumare meno e si mettessero i pannelli solari, visto che è colpa loro, staremmo tutti meglio, anche noi innocenti sviluppatori.