Le vacanze natalizie sono finite, si è ripreso il lavoro, ma non si riesce a partire in quarta come ci si potrebbe immaginare.
Il riposo stanca, diceva mio nonno, e tra libagioni del sud e grandi dormite, riaccendere il motore lavorativo non è semplice: tutti nel team ne risentono e chi dice di essere pimpante e pronto a nuove sfide, sta mentendo a voi e probabilmente anche a se stesso.
Essendo “sulla piazza” da tanto tempo la cosa non mi preoccupa, non metto in ansia il mio team che riparte “diesel”, modero le aspettative dei colleghi manager sui risultati iniziali, lascio che le cose procedano secondo natura.
Io stesso ne soffro un po’: sono un po’ più lento del normale in qualche task, ho necessità di cambiare compito spesso per non lasciarmi prendere da distrazioni.
Generalmente al rientro tendo a passare da un task all’altro rapidamente, fregandomene se non lo completo e cercando di farmi un’idea del lavoro che mi attende in seguito.
La pianificazione “mentale” che si ottiene così tende a migliorare le cose, la mente stimolata si riorganizza per il lavoro e in poco tempo si riprende a produrre secondo i propri standard.
Evitare per cortesia di condannarvi per questi giorni di attività inferiore alle aspettative: siete umani ed è normale che l’ozio prenda la via maestra in vacanza e vi ritroviate un po’ in deficit di attenzione al ritorno. Basta rendersene conto e riadattarsi alla situazione di lavoro.
Tutto così andrà per il meglio.
Nel team cercate più dialogo del solito e rendetevi conto di come ogni singolo compagno di lavoro stia affrontando questo periodo di risveglio, date i consigli che potete a riguardo se vi viene chiesto aiuto, evitate di parlare di scadenze se possibile, e concedete a tutti un rientro in serenità.
Il team partirà forse più lentamente all’inizio ma poi, essendosi svegliato con serenità ed ottimismo produrrà presto di più, colmando il gap della prima settimana.
Il discorso insomma, è sempre lo stesso: abbiamo a che fare con esseri umani come noi, dobbiamo immedesimarci nei loro bisogni, nelle loro aspettative, anche nella loro inerzia.
E voi come affrontate il ritorno al lavoro?