Tutti a parlare di web3, ed io mentre guardo la più brutta trasposizione di Cowboy Be-bop di tutti i tempi penso al web che vorrei.
Me ne frego della blockchain, degli NFT, del metaverso: io vorrei un web che ci collegasse davvero. Che collegasse le nostre menti.
Le ricerche sulle neuroscienze sono un po’ indietro è vero, ma parliamo di roba basata sulle tecnologie esponenziali: potrebbe rivoltarsi la frittata presto.
Inoltre mentre le AI impareranno ad adattarsi ai nostri pensieri, a visualizzarli, a interpretarli e trasmetterli, il nostro cervello che è un campione di adattamento potrebbe imparare ad adattarsi meglio per la ricetrasmissione.
Finora l’unico progresso in merito pare essere quello delle scimmie di Elon Musk, però lui non è molto puntuale: Elon, dov’è il tuo robot?
Oggi, mentre leggevo della orribile macchina del Dr. Adams, in “Trasmissione del pensiero” – Star Trek, la pista delle stelle, pensavo a come le neuroscienze sarebbero davvero un salto di qualità per l’internet del futuro.
Certo, sempre pensando a Star Trek sarà meglio non esagerare o ci troveremmo parte della collettività Borg, ma comunicare in tempo zero col pensiero, con gente che sia d’accordo, lo troverei bellissimo.
Okay, al momento non si può fare, questo è vero, ma è una cosa dannatamente fantastica, non un web distribuito che serve soltanto a vendersi meglio nel mercato globale.
Quindi permettetemi di sognare un mondo nuovo, senza guerre e con tutti che possono pensare insieme ad un bene comune, per l’umanità.
Forse potremmo pensare di farlo anche con le tecnologie che abbiamo, adattandoci un po’, parlandoci tutti, isolando i folli, togliendo potere ai pochi e donandolo ai molti, che difficilmente trascineranno il mondo in una guerra.
Forse potremmo.