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La tratta dei developer

Ogni giorno una nave battente bandiera di una società di consulenza, rapisce dei programmatori e poi li affitta a giornata a padroni senza scrupoli.

I poveri derelitti, dopo un breve benvenuto nel fantastico mondo del bodyrental, si trovano così a lavorare in scantinati a codice legacy dimenticato perfino dagli archeologi.

Faranno tanta esperienza, su codice obsoleto che, una volta passati finalmente ad un’azienda moderna, sarà utile come un’armatura medievale per guidare una motocicletta.

Inoltre non faranno mai in tempo ad assestarsi in un posto di lavoro che il noleggio umano cambierà e dovranno passare ad un’altra eccitante avventura nel mondo della consulenza software.

Ah ma conosceranno tanta gente, il mondo del lavoro!

Conosceranno manager pronti a sfruttarli in ogni modo, colleghi che, sapendo la loro natura temporanea, non perderanno tempo ad essere gentili, cercheranno di scaricare al malcapitato i task peggiori.

Nessuno ha interesse a formare un “developer a noleggio”: si tratta dell’ultimo gradino della scala dell’informatica. L’uomo in affitto dovrà formarsi da solo, a spese proprie, sperando di riuscire a fuggire dalla schiavitù e dalla prigionia.

Alcuni riusciranno a cambiare azienda e a trovare una carriera professionale degna di loro. Altri rimanderanno, presi dal timore di non essere abbastanza, dalla sindrome dell’impostore che spesso attanaglia noi informatici e resteranno a lungo nella triste spirale del body rental.

Fosse per me lo dichiarerei fuorilegge.

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