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Una laurea

Ieri ho assistito alla sessione di laurea di un mio caro e giovane amico. Era parecchio tempo che non avevo una simile occasione e la modalità attuale mi è sembrata più quella di un pitch aziendale che di una discussione di una tesi.

Ho visto molte promesse dell’informatica esibirsi nelle loro presentazioni.

Il mio amico ha scritto una tesi molto tecnica sull’utilizzo di Neo4J e il suo database a grafi in ambito di ricerca medica/scientifica.

La slide introduttiva della tesi di Stefano.

Le discussioni si sono protratte per poco tempo, in un rapido défilé di presentazioni e voti.

Un paio di tesi erano molto interessanti e da approfondire, una sull’utilizzo della blockchain per la memorizzazione immutabile degli eventi d’emergenza, un’altra su una gestione della mobilità pubblica cittadina con App e sistema centralizzato, il cui relatore è stato anche candidato al premio Archimede.

Ma non sono gli argomenti il centro di questo articolo: abbiamo tante persone di valore che vanno inserite nel mondo del lavoro, con il rispetto che va portato a chi porterà valore in azienda.

Mi preoccupano molto i discorsi con la consueta litania e cantilena su LinkedIn e sui media in cui si disegnano i nostri giovani come persone di poco valore, indisponibili alla gavetta, inutili pesi da formare in azienda.

Io dirigevo un team quando ero più piccolo di questi ragazzi: non ho mai fatto la gavetta, non sono mai stato junior.

Non vedo perché questi fantastici giovani debbano essere per forza da meno e perché debbano sacrificarsi davanti all’incompetenza di una classe dirigente che lavora su frasi fatte e leggende metropolitane.

Personalmente lotterò sempre perché tutti, indipendentemente dall’esperienza, abbiamo tutto il sostegno, la dignità e il rispetto che meritano.

Aggiungo una nota del Prof. Riccardo Bernardini come contributo alla discussione:

A supporto del post vorrei raccontare la mia esperienza personale, anche se suona un po’ auto-celebrativa, ma penso sia in tema.

Ad Udine tengo un corso di “Laboratorio didattico di ingegneria dell’informazione” in cui agli studenti viene assegnato un progetto da fare e loro lo sviluppano in autonomia (1 anno mag. ing. elettronica).
All’inizio pensavo di doverli seguire da vicino; con mia felice sorpresa ho invece scoperto che sono perfettamente autonomi… Spariscono per sei mesi e tornano col progetto fatto. Mi fa piacere come docente vedere che li abbiamo formati bene.

Alla fine del progetto consegnano una “relazione” sotto forma di sito web che io metto online all’indirizzo http://englab-uniud.link
Si tenga presente che sono progetti che sono stati sviluppati in totale autonomia dagli studenti; alcuni progetti sono decisamente “tosti”.

Ecco, faccio fatica a pensare che una studentessa in grado di sviluppare un intero sistema di comunicazione da sola [1] o gli studenti che hanno fatto un prototipo di laptop solare [2] possano essere un “peso morto” in un’azienda.

[1] http://englab-uniud.link/2017-2018/2018-AudioURL/index.html
[2] http://englab-uniud.link/2012-2013/Solar_PC/index.php

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