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Intervista a Nicola Erario, frontend developer

Mi chiamo Nicola Erario, Nicola Erario per gli amici.
Annata 1979 (una delle migliori, come si suol dire); amo la cultura in generale ma, nello specifico il cinema, la musica e la letteratura.

Mi piace definirmi aperto e di larghe vedute, per questo non ho dei “generi preferiti”;
magari più fantascienza anziché fantasy, più horror che drammatico.

Ascoltando la mia playlist ti può succedere di saltare da “Life on Mars?” di Bowie, a “Around the World” dei Daft Punk… una cosa è sicura: non ti farò mai saltare una canzone dei Metallica.

Il mio percorso letterario è stato fortemente influenzato dalla cultura Manga, guidato dalle 3 leggi della robotica.

Quando hai iniziato a programmare?

All’epoca un mio zio che se la passava piuttosto bene, mi regalò quello che a tutti gli effetti è stato il mio primo computer. Non fu una mia richiesta esplicita e nemmeno so se lui scelse quel regalo per lungimiranza o semplicemente perché era “innovativo” (o costoso). Quello che so è che con quel “Commodore 16” scrissi la mia prima riga di codice nel 1986 ( avevo 6 anni ndr).

Mi ricordo che, non essendoci ancora internet, spendevo la mia paghetta in edicola.
Compravo le riviste della Jackson, sia perché avevano la cassetta con i videogame, ma soprattutto perché avevano i listati di codice.
Mi divertivo a copiarli e modificarli per le mie esigenze, seguendo la mia fantasia: era il modo che mi dava il potere di capire come funzionava il codice.
Fu così che trovai il mio primo bug ( era nel listato… ) e lo fixai.

A scuola si faceva geometria. Io avevo sviluppato il mio software che mi chiedeva il tipo di figura geometrica, le relative misure e mi sputava fuori tutti i relativi calcoli come perimetro ed area.
La maestra mi metteva “bravo” sul quaderno… 

Che percorso hai fatto?

Se mio zio fu lungimirante, non lo furono i miei…

Abituati a “spezzarsi la schiena” fisicamente… Credo che non abbiano mai colto il potenziale; erano tempi diversi e la rivoluzione informatica era ancora lontana (in Puglia).

Passata la mia fase adolescenziale ribelle durante il liceo scientifico, fummo concordi nel fatto di iniziare la mia carriera lavorativa nell’ambito commerciale.
E, nonostante a 18 anni fossi l’unico tra i miei amici ad andare in giro con le 100mila lire sempre in tasca, nonostante la mia carriera fosse intensa e soddisfacente, ho sempre sofferto quel vuoto, quella sensazione che mi mancasse qualcosa.

Nel 2018 ho deciso di non sopportare più quel senso di vuoto e, anche con tutti o quasi contro ( avevo pur 40 anni ormai) ho iniziato il mio percorso di studi informatici.

Ho seguito il Computer Science 50 di Harvard ed ho frequentato altri corsi mentre facevo pratica con dei gigs da freelancer.
È per questo che definisco la mia formazione come “pratica sul campo di battaglia

Che linguaggi conosci?

Il mio primo amore è stato Python.

Ho improntato la mia formazione e ri-plasmato la mia mente con Python. 

Le basi, gli algoritmi, i patterns e l’OOP… tutto con Python.
Sulla mia spada è  incisa una “List Comprehension”.
 

Focalizzandomi lato web ho imparato ad usare Flask e Django, spesso accompagnati da PostgreSQL.

Dovendo lavorare il più possibile, ho incontrato anche altri linguaggi: php, dart… e JavaScript naturalmente. 

In questo momento mi piace l’idea di avere un linguaggio per tutto lo stack e sto lavorando esclusivamente in Typescript. 

Che ne pensi del lavoro da remoto?

Sono un grandissimo fautore del lavoro da remoto.

Non a livello fanboy… assolutamente non credo che il lavoro in presenza sia sbagliato e che quello in remoto sia la soluzione di qualsiasi problema legato al lavoro. 

Credo però che il nostro sia un lavoro che si presta ottimamente ad essere svolto da remoto, che può dare gli stessi risultati di un lavoro in presenza e che, con le dovute accortezze, può essere anche occasione di integrazione e partecipazione.

L’importante è non lasciarsi andare… (e comunque preferisco persino una canottiera ad una cam spenta.)

Di cosa ti occupi attualmente?

Attualmente mi occupo di sviluppo lato Front End: Typescript e React.

Qual è il futuro dell’informatica secondo te?

L’informatica è il futuro. Basta pensare che è infinita: non c’è nessuno al mondo che la padroneggi del tutto (to master); e , se qualcuno afferma il contrario… beh mente. Mentre leggi queste righe l’informatica si è già evoluta.

Mi diverte immaginare che, tra tantissimo tempo, il pianeta si resetterà e la vita ricomincerà da zero;
ad un certo punto gli scavi archeologici non riporteranno alla luce utensili, bensì supporti digitali (magari i vault artici di GitHub, chissà…).
Spero che non trovino le mie foto “drunk” su Facebook…

Dove va l’open source? Perché è importante?

Io associo le parole “open source” ad un’altra parola: libertà; un concetto fantastico, a volte persino soggettivo, ma mai caotico.

È importante perché condivide conoscenza… non la impone;

È importante perché offre opportunità sia a chi fa open source… ma anche a chi lo utilizza;
È importante perché è inclusivo: ti permette di contribuire, qualsiasi sia la tua abilità;

Fun fact: L’autore della famosissima libreria “faker” utilizzata praticamente a livello universale,
esasperato perché anche le grandi compagnie (a scopo di lucro) la utilizzavano senza una donazione, senza un credito, senza un grazie, ha cancellato il repository del codice sorgente;
posso cercare di capirlo… ma anche no.

La direzione dell’open source è sempre la stessa: avanti tutta!

Che ne pensi del Metaverso?

Penso che sia arrivato il momento di leggere “Snow Crash” (1992) di N. Stephenson e passare meno tempo sui social.

Sai che ho la fissa di cambiare il mondo un millimetro alla volta, tu fai qualcosa in merito?

Cerco di essere sempre la versione aggiornata di me stesso.
dal changelog: Bugfix e miglioramenti vari

Hai incontrato bias nella tua professione?

Sono un developer: si, è vero, lavoro con il computer MA:
– non ti so aggiustare la stampante;
– non posso farti vedere i canali a pagamento gratuitamente;
– non conosco la tua password di Facebook;
– non posso farti lo Spid;

… in realtà potrei fare tutto ciò… ma non è questo il punto.

Hai avuto un mentore?

Inizialmente ho desiderato un mentore.
Tutti all’inizio, soprattutto se self-taught come me, viviamo nell’incertezza: “sto facendo bene?”, “è la giusta tecnologia o sto solo perdendo tempo?”, “sto usando le best practices del caso?”…

Ho avuto persone accanto a me che, a volte indirettamente, mi hanno spinto, sorretto e ispirato;

e anche io, nel mio piccolo, “ho dato” e cerco di dare sempre, proprio perché conosco bene la sensazione.

Vorrei menzionare una persona in particolare, Simone Gizzi che inizialmente mi ha motivato a perseverare nei miei obiettivi ed che oggi, nella figura di mio Lead Developer (ma soprattutto di amico), mi fa da mentore per addomesticare JavaScript e Typescript.

Hai un sogno nel cassetto, riguardante il software, che vorresti realizzare?

Ho sempre visto l’utilizzo della moneta digitale farraginoso e soprattutto frammentato.
Ci sono moltissime (ottime) soluzioni per pagare e scambiarsi denaro digitalmente ed in sicurezza ma tutte si basano su presupposti.
Mi piacerebbe abbattere queste barriere e vedere genitori che mandano denaro ai figli senza fare fila ad uno sportello, senza dover convertire valute, pagare commissioni;
gente che paga digitalmente  “alla romana” al ristorante, senza dover essere legata ad un servizio o ad un mezzo specifico.
O meglio, grazie ad un mezzo più universale; “che faccia alle banche quello che le email hanno fatto agli uffici postali” (cit.)

Come si fa a contattarti professionalmente?

Ci vediamo su LinkedIn: https://www.linkedin.com/in/nicolaerario/

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