Jules Verne è stato il mio primo maestro: divoravo semplicemente tutti i suoi libri, al confine tra fantasia e scienza.
Di fantascienza non sono mai sazio: che si tratti di libri o film o serie tv.
Il mio interesse per le grandi basi di dati, le intelligenze artificiali, la robotica lo devo a Asimov e Clark.
Sul lavoro cerco sempre di offrire soluzioni logiche, innovative, basate su riflessioni, senza limiti.
Oggi viviamo in un futuro costantemente in mutazione: il presente scorre rapidamente tra le auto a guida autonoma che migliorano, la fusione nucleare, le missioni spaziali.
Non si può definire presente questa crisalide che si apre sotto ai nostri piedi.
Oggi son 200 articoli quotidiani su questo blog. Mi rendo conto che già ora alcune ipotesi sul futuro sono vecchie, obsolete.
Il movimento artistico del futurismo peraltro aveva come tema fondante la velocità. Ecco: andiamo a velocità folle. Smodata direi, citando un famoso film.
Il pianeta intero ha fame di tecnologia fantascientifica a basso costo, semplice da usare, fin troppo semplice, ne ho parlato ieri: Darwin day
Sarebbe bello un futuro in cui tutti avessero fame di conoscenza, ma al momento il sapere è in mano a pochi tecnocrati, rischiando così un futuro distopico da film inquietante con governi mondiali di tipo tecnocratici o perfino delle compagnie tecnologiche.
Forse i legislatori dovrebbero badare più alla cultura dei propri cittadini, a fare in modo di creare nuovi visionari, nuove persone in grado di sognare un futuro tecnologico, sostenibile ambientalmente e socialmente.
D’altro canto, noi che supponiamo di essere visionari abbastanza abbiamo il dovere di fare altrettanto, nel nostro piccolo. Cercare di ispirare quelli che conosciamo. Cercare di educare persone in grado di costruire un futuro migliore.
Solo così gli scenari inquietanti si faranno da parte e il futuro sarà roseo.