Oggi vi spiegherò il modo migliore di perdere una importante risorsa del vostro organico.
Fareste prima a licenziarlo in realtà, ma se siete dotati di un particolare spirito masochista manageriale, seguirete le istruzioni dell’articolo.
Riuscirete tra l’altro anche a farvi terra bruciata intorno quando, dopo esservi resi conto dell’errore, cercherete di sostituirlo.
Tra i developer non è raro fare amicizia, parlare, chiedere consiglio sul nuovo posto di lavoro a chi c’è stato prima.
Abbiamo LinkedIn e non abbiamo paura di usarlo.
E se chi c’è stato prima vi racconta perché se ne è andato, forse qualche mal di pancia vi viene, se è credibile.
Immaginate di avere una fiorente azienda, in un campo non informatico, ma che, come ogni azienda esistente ha necessità di un comparto IT abbastanza sostanzioso.
Come ogni azienda del genere avrà un mostro: un codice legacy a tre teste che sputa fuoco ogni volta che qualche disgraziato cerca di avvicinarsi per modificare una feature o aggiungere una nuova funzione.
Ci sarà nel reparto IT un eroe, uno che propone una svolta con del nuovo codice, un lento periodo di transizione, un lavoro duro che darà buoni frutti col tempo.
Questo eroe si farà carico dell’idea e l’azienda poco illuminata ne accetterà il sacrificio, gli consentirà di fare, senza dargli le deleghe necessarie (di delega ne ho parlato più esaustivamente altrove: Improvvisamente, la delega.), senza aumentare compensi, senza dare i benefit che erano stati promessi a chi avrebbe portato valore.
Poi i manager in alto ruotano, qualcuno pensa di esternalizzare l’IT per quanto riguarda il nuovo. Diamolo ad una azienda figa, creativa: mica come noi.
Il nuovo committente prende i soldi ed esita, traccheggia, non sa cosa fare, non ha studiato abbastanza, non conosce approfonditamente i processi aziendali.
Mentre i tempi si allungano il nostro eroe viene isolato dal suo stesso progetto: gli si pone come obbiettivo unico e primario la manutenzione del codice legacy.
Quel codice che avrebbe estirpato a costo di tanti sacrifici.
Rassegnato il nostro eroe, capisce che non si tratta della sua guerra, e se ne va.