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Bionica

Quelli della mia generazione ricorderanno i prodigi dell’uomo da un milione di dollari e della donna bionica nei noti telefilm degli anni ‘90.

Una fantascienza dei giorni nostri, anche se ancora inattuata pienamente.

I nostri eroi erano super-umani: i loro arti cibernetici li rendevano superiori per forza e velocità.

Siamo ancora un po’ lontani da ottenere questi miglioramenti, però abbiamo le carte in regola: con il deep e machine learning possiamo ottenere degli arti meglio adattabili ad ogni situazione, intelligenti al punto da comportarsi come quello mancante, ci sono nuovi materiali leggerissimi e resistenti, stiamo imparando dalla sorella robotica molte cose che possono essere applicate alla bionica.

Mentre scrivo questo articolo si svolge la cerimonia di apertura delle paralimpiadi di Tokyo 2020, (si svolgono nel 2021 ma la data è rimasta quella originale) un fenomeno sportivo e culturale immenso che ha una risonanza mondiale, avevo accennato alcune riflessioni in un articolo precedente: Cyberolympics.

Quelli che vedremo in gara sono degli autentici supereroi: hanno reagito a catastrofi personali che avrebbero piegato chiunque, e sono diventati degli atleti olimpici.

Ho scritto olimpici, non paralimpici, trovo questa distinzione in via di obsolescenza e auspico che, pur con le diverse specialità e categorie, l’evento diventi unico, non separato da un nome che con lo sport e con la tradizione olimpica centra poco.

La bionica si evolverà a tal punto che i nostri cyber-atleti batteranno i record olimpici con facilità, quindi perché tardare per la fusione delle due manifestazioni? Manterremo le categorie separate fin quando non sarà inutile farlo, ma sempre di atleti olimpici parliamo.

Mentre aspettiamo che la scienza migliori, e mentre la aiutiamo a farlo nei nostri ambiti, godiamoci questa seconda parte delle olimpiadi assieme.

Buona visione.

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