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Intervista a Leo Cascio, the Brand Maker

Presentati

Ciao Ricardo, sono un consulente e formatore di web marketing con focus branding e personal branding. Sono nel settore da più di 20 anni (ho iniziato come web designer e web developer), di cui più della seconda metà decisamente immerso nel marketing. Anche se il mio nome di battesimo è Leonardo da qualche anno ho iniziato a farmi chiamare Leo anche sul lavoro.

Sembra una banalità ma non lo è dal momento che mi ha aiutato il mio personal brand a risultare meno “impostato” e “serioso”.

Oltre tutto questa cosa rientra nel concetto di “less is more” di cui si parla tanto. Un principio che dovrebbe essere alla base di tutti i processi aziendali, soprattutto in comunicazione, e che ho cercato di applicare anche nel naming.

Cos’è secondo te il Personal Branding oggi, e perchè è importante?

Mi piace chiamarla “l’arte di svelare il capolavoro che è in noi“. A qualcuno sembrerà eccessivo ma tutti siamo delle opere d’arte, tutti abbiamo competenze o skill particolari che ci contraddistinguono, tutti abbiamo un’identità unica e non replicabile, tutti abbiamo qualcosa da offrire agli altri. Anche se non abbiamo particolari talenti, abbiamo la nostra unicità, qualcosa che dovremmo imparare a conoscere e comunicare.

Il personal branding serve proprio a questo, non a caso è quel percorso personale e professionale, oltre che quella strategia di comunicazione, che ci porta a svelarci al mondo con l’obiettivo di accrescere la fiducia di un determinato pubblico a noi affine. Quando ciò accade con ovvi vantaggi per il business.

Circa l’importanza non sono io a dirlo, ma i mercati, il mondo digitale a forte connotazione sociale di oggi.

Chi preferisce rapportarsi con una fredda azienda piuttosto che con persone in carne e ossa?

Leo Cascio

Credo ben pochi. Tu questo, Ricardo, credo che lo sai bene, tant’è che sono certo mi darai ragione se dico che una delle sfide dell’AI è proprio quella di risultare il più possibile umana.

Infatti la verità millenaria è che siamo animali sociali, e come tali, anche se a volte non lo ammettiamo, siamo attratti dalle altre persone. Ne siamo anche influenzati, ovviamente, con i pro e contro del caso. Ma ciò non toglie nulla al fatto che fare personal branding, e farlo bene, sia più che importante, direi indispensabile, non solo per i professionisti, ma per gli imprenditori. Per via dell’esposizione di social come Linkedin, quasi tutti ormai.

E tu come puoi aiutare in merito?

Quasi ogni giorno condivido sui social e sul mio blog “dritte utili” per non incorrere in errori grossolani cercando soprattutto di far comprendere meglio il ruolo e la responsabilità del fare personal branding.

Come sai (visto che ti ho coinvolto tempo fa) negli ultimi due anni ho fatto moltissime interviste in live streaming con colleghi professionisti nell’ambito del progetto “Imprenditore Vero” e sempre nell’ottica del fare buona divulgazione in ambito innovazione, marketing e comunicazione digitale.

Tornando al mio focus cerco di passare sopratutto il messaggio che per fare personal branding occorra consapevolezza di sé, della comunicazione e degli strumenti. E che sia importante farlo in modo etico e senza temere di esporre le proprie opinioni sociali (che poi concorrono al tanto trascurato, ma importantissimo, “purpose“). Ho dedicato l’ultimo capitolo del mio manuale “Personal Branding sui Social” a questo argomento che, a mio avviso, è proprio centrale.

Oltre a questo cerco di trasferire info e concetti utili condividendo le competenze ed esperienze accumulate in 20 anni d’attività.

Per chi desidera saperne di più o farsi aiutare nel concreto, mi occupo chiaramente anche di formazione e consulenza one-to-one.

Sai che la mia fissa è “cambiare il mondo un millimetro alla volta”, tu fai qualcosa a riguardo?

Dici bene. In effetti la costanza è una delle skill più sottovalutate, ma è tra le più potenti. Fare poco, ma farlo in modo costante, alla lunga riesce a portare risultati strabilianti.

A proposito anni fa ho letto il libro “Fattore 1%” di Luca Mazzucchelli e nel fui colpito molto bene perché parla proprio del potere delle piccole abitudini, del suddividere grandi task in piccolissimi task da svolgere in un arco di tempo lungo.

Nel mio piccolo cerco di cambiare il mondo un post alla volta, scrivendo quasi ogni giorno sul mio blog qualche (spero) buon consiglio di comunicazione.

Sebbene con alti e bassi (in passato ho avuto periodi di fermo anche di un mese), il prossimo aprile il mio blog, che ormai conta quasi 300 articoli, farà 5 anni.

Credo sia un bel traguardo. Ovviamente il mio personal brand ne ha beneficiato così come quello dei clienti che hanno deciso di fare altrettanto. Come blogger sicuramente mi darai ragione sul fatto che un blog è come un giardino che curato alla lunga porta bei frutti.

Che bias hai incontrato nella tua professione?

Tantissimi. Quello più bastardo sicuramente è stato quello che, fino ad una quindicina di anni fa (più o meno quando ho iniziato ad interessarmi di personal branding e di crescita personale) impediva alla mia attività di progredire perché mi portava a credere che per far soldi bisognasse lavorare in modo disonesto.

Questo mi portava ad essere molto critico di quei contenuti che oggi alcuni chiamerebbero “buonisti”. Ma poi ho capito che non è affatto così, che si può guadagnare decentemente ed eticamente, in modo pulito, rispettando le persone.

In effetti da quel momento ho subito un cambio di paradigma. Certo, nutro ancora dubbi che si possa diventare “molto ricchi” in modo davvero pulito, senza sporcarsi le mani, ma guadagnare dignitosamente, divulgando concetti utili e positivi, e mantenere casa e famiglia è possibile.

Rendersi onestamente indipendenti è possibile. La chiamano sostenibilità, d’altronde.

Leo Cascio

Ora non saprei dirti il nome scientifico del bias a cui ero soggetto, ma di certo pensare che gli imprenditori di successo siano tutti corrotti è un pregiudizio senza fondamento.

Di fatto per me era pure una scusa che dicevo a me stesso per non ammettere, durante i primi difficili anni di lancio della mia attività, che non ero in grado di fatturare decentemente.

Per fortuna l’ho superato, e con esso ho superato, credo, molti altri limiti che vincolavano il mio modo di pensare, oggi decisamente più ottimista che in passato.

Come si fa a contattarti professionalmente?

Semplice, dal mio blog www.leocascio.com. Questa volta sono stato brevissimo.

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