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Non credo nelle retrospettive

Ogni tanto salta fuori l’eterno discorso delle retrospettive. Il metodo Agile, Scrum, gli sprint, lallalallalà che noia.

Odio le retrospettive al punto che uso un Kanban modificato apposta: le rare volte che serve, per via di problemi o blocchi, facciamo una sessione di coaching.

Cosa non va nelle retrospettive secondo me.

In teoria nulla: si parla solo dei problemi, del prodotto, del codice, dei processi, non ci si focalizza sulle persone.

Ma i problemi non sono quasi mai nel codice.

Bisogna sentire il team, capire cosa causa il problema, evitare che accada di nuovo.

Spesso si è creato un conflitto. Sì sto guardando il Product Owner e uno dei Dev, ma potrebbe essere tra chiunque.

È questo che va sanato, non del semplice codice. Come si fa? Si ricorda quello per cui il team lotta ogni giorno: no, non i soldi, o saremmo tutti soltanto dei mercenari: lotta per una vision condivisa.

La vision è quella che spinge prodotto a far meglio, che spinge i Dev a convertire idee in codice, la vision è quella che appena diventa debole o sparisce, fa morire le aziende.

Quando qualcosa non va, partite da ciò che vi unisce.

Lavorate sulle persone, non sarà un conflitto su un’interfaccia o su un codice, o su qualcosa di fastidioso, a dividerle.

Se il gruppo funziona accetterà qualsiasi sfida, e su ogni conflitto cercherà da solo un compromesso. Quando non succederà , servirà una sessione per chiarirsi.

Tutto il contrario di quello che fa una retrospettiva.

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