La polarizzazione dei social, iniziata principalmente su Facebook con i meccanismi ormai noti per aumentare la reach, ha trasformato molte persone.
Aggredire verbalmente sui social chi non ha opinioni come le tue, è diventato normale.
Io ho questo blog: un blog di opinione.
Naturalmente le mie opinioni spesso sono diverse dallo stimato professionista di turno, che si crede un nobel della sua materia, ci vede rosso e carica.
Con una rabbia degna di Angry Birds, inforca la fionda e si lancia sul sottoscritto.
Ho scritto qualcosa sulla Polarizzazione e ne parla anche The Social Dilemma, opera che ho criticato abbastanza per i modi, ma che ha un suo significato.
L’angry bird di turno non si perita di discutere col bersaglio, gli dà subito dell’incompetente, è appena invitato alla calma, in fondo almeno LinkedIn non dovrebbe diventare il mercato del pesce, sclera ancora di più.
Necessario il blocco, persa ogni possibilità di approfondimento e discussione.
Una sconfitta per un intellettuale, ma non vedo contromisure alternative agli Angry Birds.
Su Facebook pare normale, ma su LinkedIn queste aggressioni sembrano inaccettabili. L’unica differenza rispetto al social di Zuck invece, pare essere il livello culturale medio superiore e le aggressioni con il “lei”.
Un “lei” a mio vedere un po’ ignorante: la netiquette su internet prevede il tu.
A comportamento uguale si finisce per avere una reazione uguale, bloccando e scordandosi subito di chi ha violato a calci la nostra bolla.
Il problema però si sta allargando e presto finiremo in bolle piccole piccole, come nella canzone di Gianmaria Testa qui sotto.
Dovremmo trovare un modo, tutti noi sui social, di calmarci e invertire la tendenza, o il prossimo metaverso sarà single player.