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Un vecchio

Ultimamente ho notato vari post simili che evidenziano come eroica la scelta di assumere un senior ultracinquantenne.

“Le risorse umane non lo volevano quel vecchio, ma io ho lottato e ho vinto”

Personalmente ricevo continuamente offerte di lavoro, forse le risorse umane delle aziende che mi contattano non hanno tutti i pregiudizi che il nostro eroe ha trovato nella sua?

Quando avevo vent’anni ero abbastanza sicuro di non arrivare ai cinquanta: sarei morto in qualche incidente stupido ed eroico alla James Dean prima.

Poi crescendo ti rendi conto che l’alternativa ad invecchiare è peggiore, ti adatti al mal di schiena, nel mio caso al diabete, ti senti improvvisamente più saggio e distribuisci consigli richiesti o meno sul lavoro.

Quello che hai vissuto e costruito ti è piaciuto: inizi a pensare di inventare l’immortalità finché sei in tempo.

Hai vissuto quando per cercare un amico bisognava suonare a casa sua: sai che non esiste niente di impossibile, hai visto centinaia di cose impossibili realizzarsi. Ne hai perfino realizzata qualcuna, piccola.

Il lavoro difficilmente ti sorprende o ti mette ansia: le situazioni spesso ripetitive le hai vissute centinaia di volte. Hai imparato anche a gestire meglio le persone che ti circondano, sei meno arrogante.

Non ti stanchi più: ormai le attività aziendali sono nel tuo DNA, i tuoi atomi sono cambiati troppe volte perché un cambiamento ti stupisca: cambiare linguaggio, processi di lavoro, team da gestire, argomento, è una cosa naturale e di routine.

Senti il bisogno di trasmettere queste esperienze infinite: le scrivi, le racconti. Io lo faccio qui sul blog.

Io, un vecchio, 52 anni domani.

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