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Limiti

Oltrepassare i propri limiti può sembrare una scelta coraggiosa: ma occorre fare attenzione perché ne va della propria saluta fisica e mentale.

In periodi di superlavoro in azienda e come consulente ho superato le 16h giornaliere: non ne vado fiero, non mi paragono a Musk o a Jobs, e sono convinto che sia una politica distruttiva per sé e per chi ci circonda, lavoro, famiglia, amici.

Il superlavoro può portare a andare in Burnout e a tanti altri problemi.

Potete avere dei periodi di lavoro intenso, ma dovete stare attenti a non diventarne dipendenti, anche il lavoro può diventare una droga.

La prima cosa che dovete dire a voi stessi, se non salvate vite, e difficilmente nel lavoro nell’IT succede, è che dovete dare priorità alla vostra, ai vostri cari e a quello che volete fare davvero.

Alla passione non si comanda e questa potrebbe riguardare il vostro lavoro: magari avete un progetto personale a cui tenete e che un giorno vi renderà ricchi e famosi.

La giornata lavorativa in azienda è di otto ore: in seguito potete proseguire per alcune ed arrivare a farne pure 10, 11. No, non 14. Non 16. Non 18.

Se gestirete bene e in focus queste ore otterrete comunque dei risultati eccellenti. Inoltre potrete ripetere agevolmente la cosa, senza esaurirvi, senza divorziare, senza perdere l’occasione di frequentare i vostri amici e i vostri cari.

Il giorno dopo aver avuto una vita piena vi spingerà a continuare.

Non di rado mi rendo conto che chi lavora esageratamente ha dietro altri problemi da risolvere oltre quella di essere un workaholic.

Se non siete voi e ne avete uno in azienda, cercate di essere empatici, di capire da cosa non vuole tornare non importa se è in ufficio o in remoto.

Un workaholic in meno aumenterà la produttività del team: non la ridurrà di certo, non pensate nemmeno che farà il bene dell’azienda con tutto quel lavoro.

Presto perderà il focus e le ore passate al lavoro non rispetteranno comunque gli obbiettivi: parlategli chiaro e fategli capire la realtà.

Cercate di bilanciare lavoro e vita privata.

Lo so: non è semplice.

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