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Bionica

Quelli della mia generazione ricorderanno i prodigi dell’uomo da un milione di dollari e della donna bionica nei noti telefilm degli anni ‘90.

Una fantascienza dei giorni nostri, anche se ancora inattuata pienamente.

I nostri eroi erano super-umani: i loro arti cibernetici li rendevano superiori per forza e velocità.

Siamo ancora un po’ lontani da ottenere questi miglioramenti, però abbiamo le carte in regola: con il deep e machine learning possiamo ottenere degli arti meglio adattabili ad ogni situazione, intelligenti al punto da comportarsi come quello mancante, ci sono nuovi materiali leggerissimi e resistenti, stiamo imparando dalla sorella robotica molte cose che possono essere applicate alla bionica.

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Il fruttivendolo tecnologico

In ogni startup informatica con risvolti tecnologici, si trova naturale delegare la comunicazione al marketing: è lì apposta per farlo e non ci si vede niente di male.

Il problema che sorge è che le tecnologie dietro a questo genere di azienda, su cui l’azienda stessa si fonda, sono tutt’altro che banali.

Il marketing ragiona in “less is more”. Si spiega una “tech pill” all’utente sperando che venga in piattaforma. Tutto si riduce al processo di prevendita, una informazione su una tecnologia complessa viene per forza di cose banalizzata e spiegata nei pochi secondi di attenzione.

Tutto giusto fin qui, ma c’è il rischio che la tecnologia premiante dell’azienda, sia svalutata nella comunicazione. Vendere Intelligenza Artificiale o pomodori, paradossalmente, è uguale.

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