Mi chiamo Flavius Florin Harabor, non è un nome d’arte, all’anagrafe sono stato inserito così.
Sono un nerd della classe ’88 che cerca di fare la sua parte.
Sin da piccolo ho capito che la tecnologia sarebbe stata la mia casa, infatti tutto il percorso di studio fino all’università ha avuto a che fare con la tecnologia e l’informatica.
Oggi sono un consulente web marketing, formatore e relatore.
Un brevissimo cappello introduttivo a questa intervista, che per alcuni lettori del blog può sembrare off-topic: gli ingegneri biomedici lavorano quanto e più di noi alla realizzazione cibernetica umana, su un fronte molto più difficile di quello della robotica e del software.
Per questo ho deciso di fare questa intervista e supportare We Wom Engineers.
Presentati
Mi chiamo Manuela Appendino, sono Ingegnera Biomedica e bioeticista.
Mi occupo da circa 12 anni di dispositivi medici utilizzati nel settore cardiologico in particolare nel campo dell’elettrofisiologia per la cura delle aritmie.
Appena terminata la mia laurea triennale al Politecnico di Torino, ho iniziato una frequentazione libera presso il laboratorio di Elettrofisiologia dell’ospedale Cardinal Massaia di Asti.
Esperienza portata avanti per quattro anni supportando il team clinico di sala operatoria negli interventi di ablazione cardiaca.
Ho poi diversificato negli anni le mie competenze per arrivare nei primi dieci anni a conoscere le principali realtà biomedicali ovvero multinazionali, STARTUP e strutture pubbliche ospedaliere.
Mi sono occupata non solo di dispositivi medici già in commercio ma di progetti di ricerca su sistemi indossabili per pazienti con scompenso cardiaco cronico in una piccola azienda torinese in collaborazione con il Politecnico di Torino e con il Consorzio per il sistema informativo Piemonte (CSI) nell’ambito della progettazione della fondazione TorinoWireless.
Successivamente ho maturato l’idea di ampliare ciò che avevo vissuto nella mia piccola esperienza lavorativa per dare voce ad una vocazione più filosofica ma altrettanto utile, la Bioetica.
Grazie a questo master ho approfondito le questioni legate alla vita e alla morte della persona, lavorando in una classe di circa 100 studenti tra medici con diverse specialità, infermieri, insegnanti, filosofi, affrontando casi clinici complessi e approfondendo le neuroscienze in campo clinico.
Ho ampliato la mia visione di “cura” non solo dal punto di vista tecnico con l’uso diretto della tecnologia ma rispetto al rapporto che abbiamo con il concetto di cura come essere umani, come pazienti.
Nel 2016 ho creato WEWOMENGINEERS incominciando il mio percorso sulle pari opportunità in ingegneria e sulle carriere STEM con focus nel settore tecnologico – scientifico.
Cosa è We Wom Engineers?
È di fatto un network formato da ingegneri biomedici.
L’ingegnere biomedico è una figura non riconosciuta giuridicamente in Italia.
Rientra infatti nel settore industriale dell’ingegneria e questo complica ulteriormente la collocazione corretta nel mercato lavorativo BIOMEDICALE, un settore articolato per la presenza davvero numerosa di dispostivi medici, apparecchiature biomedicali e soluzioni software.
La community nasce per due motivi principali:
Il primo, fare chiarezza su chi siamo e sul “cosa” possiamo fare per il nostro paese.
Il secondo, aiutare colleghi e colleghe a sviluppare il loro percorso lavorativo e di crescita professionale.
Ma cosa fa concretamente un professionista nel ramo biomedicale?
L’ IEEE Engineering in Medicine and Biology Society (EMBS) , la più antica associazione per biomedici del mondo, descrive questa figura come l’incrocio di tre Macro discipline : ingegneria, matematica e biologia che si interfacciano maggiormente con la medicina e con la farmacologia.
Un biomedico risolve problemi per eccellenza ma trova soprattutto soluzioni.
Può costruire artificialmente organi, studiare modelli matematici in grado di interpretare o simulare i comportamenti dei tessuti ad esempio, oppure approfondire il campo delle bioimmagini e della diagnostica per bioimmagini.
L’ organizzazione mondiale della Sanità (WHO) stima una presenza di 2 milioni differenti di devices nel mondo e osserva la presenza dei professionisti biomedici a livello internazionale.
We Wom Engineers è Associazione dall’ottobre 2021, dopo 5 anni di sensibilizzazione sulla professionalità e sulle competenze specifiche.
Ci occupiamo di gender gap nell’ambito ingegneristico e percorsi di studio STEM, incluse carriere nell’ambito scientifico.
Ci rivolgiamo agli studenti interessati alla biomedica, laureati di primo e secondo livello, dottorati in biomedica, ingegneri biomedici junior e senior, ordini degli Ingegneri e altre associazioni nazionali e network con focus sulle pari opportunità.
Abbiamo sviluppato una larghissima connessione di contatti partendo dai social e proprio da qui si è ampliata la rete attraverso il passaparola.
Per il gender gap WWE collabora con InclusioneDonna e Noiretedonne, per la sezione STEM con il gruppo Women in Engineering (WIE IEEE) sezione Italia, con InspirinGirls di ValoreD come role model, e per la parte tecnica con l’associazione internazionale Healthcare Information and Management Systems Society (HIMSS) e l’ Associazione Italiana Sanità Digitale e Telemedicina (AiSDeT).
We Wom Engineers nasce con un triplo significato, racchiude nel WOM (word of mouth) il “passaparola” ma per un gioco di parole al centro c’è WOMEN con la dedica che facciamo ogni giorno di sostenere le donne nella loro carriera e nella loro felicità professionale.
WOMEN ma anche MEN, tutti. Da leggere e interpretare in più modi coerentemente con la nostra filosofia di gruppo che si presta al lavoro sinergico diversificando le azioni e sostenendoci vicendevolmente. La strada percorsa è stata lunga ma ci ha permesso di imparare dettagli e storia della situazione italiana e sulle reali possibilità lavorative.
Non è facile per i giovani, non è facile per le giovani donne.
La frase ricorrente che giunge nei vari social è :
“vorrei entrare nel mondo BIOMEDICALE ma non riesco e così cercando su internet mi sono imbattut* nella community e mi è tornato l’entusiasmo”
Di base, generiamo entusiasmo e strutturiamo azioni concrete con il nostro super motto:
Diamo il massimo quando è possibile sapendo che ogni componente del team non è a tempo pieno con WWE ma su altri ruoli tecnici.
Sai che voglio cambiare il mondo un millimetro alla volta: dimmi come lo stai cambiando tu.
Lo cambio con una mia strategia.
Osservo molto, leggo moltissimo e cerco di andare oltre i numerosi stereotipi che mi hanno coinvolta durante la mia vita personale e professionale.
Gli stereotipi sono centinaia e siamo immersi dentro a questa realtà che fonda le nostre credenze su “idee fisse” e le fissa anche nella realtà, nella società.
Molti ad esempio pensano che la nostra figura professionale sia un ripiego per chi non ha fatto medicina, o per chi non ha voglia di impegnarsi realmente in un indirizzo ingegneristico riflettendo l’idea che ingegneria biomedica sia un percorso semplice.
Non lo è né prima né durante né tantomeno dopo, sempre che ci si arrivi nel contesto del mercato biomedicale.
Un mercato che andrebbe riformato e rivalutato in ragione della profonda ondata di innovazione che già stiamo vivendo a livello globale.
In Italia abbiamo moltissime piccole medie imprese biomedicali che faticano a inserirsi nell’ innovazione vera e propria perché in questo settore occorre prevedere un investimento molto grande per la progettazione di un dispositivo medico e per la sua certificazione, investimenti che un’impresa magari a conduzione familiare fatica a intraprendere, in contemporanea alcuni tipi di imprese multinazionali acquisiscono differenti linee di prodotti rimodulando l’equilibrio dell’offerta e della concorrenza.
Ad oggi le testimonianze dei giovani ci dicono che sia molto difficile l’Ingresso in questo settore, non ci sono molti posti, ma i posti possono essere creati attraverso delle logiche di mercato più aperte al servizio e all’Innovazione stessa, ossigeno per il nostro paese.
Tutto quello che imparo lo riporto all’interno della community dando valore alle persone ma soprattutto lavorando veramente sul loro potenziale tecnico e personale incentivando la rete, il passaparola e inserendo di anno in anno progetti satellite che ruotano attorno ai 3 GOALS principali.
Ho sviluppato un mio metodo di lavoro in cui sperimento in prima persona una determinata collaborazione, creo un modello che possa essere attuabile all’interno del team e che sia molto malleabile che permetta a chi subentra in un progetto satellite di avere le informazioni per partire e proseguire nella collaborazione.
Grazie alle reti di network più grandi siamo presenti con il Ministero per le Pari opportunità sull’evoluzione delle carriere femminili garantendo attraverso tavoli e gruppi di osservazione una presenza costante.
Le associazioni hanno capito che si devono unire e fare fronte comune di obiettivi che già da decenni dovrebbero essere normalità in un paese come il nostro.
Parliamo ad esempio di parità salariale.
Come è essere ingegnere e donna, in italia nell’anno domini 2022?
Per essere ingegnere donna nel 2022 bisogna essere molto attente ad approfondire le giuste competenze, quelle che servono oggi.
Parliamo di competenze trasversali, una forte propensione alla relazione in gruppo, considerando che un biomedico si interfaccia con scienziati, altri ingegneri, medici, infermieri, amministrativi, manager, una forte propensione all’ organizzazione del tempo e alla sua gestione.
Sul campo occorre essere capaci di prioritizzare i problemi valutandoli correttamente. Non può essere tutto urgente o importante ma se ricopri un’attività di campo in cui sei coinvolto perché il tuo ruolo è assistere pazienti allora diventa fondamentale capire insieme al team dove e come agire.
La pandemia ha ribaltato completamente le dinamiche lavorative, per molti professionisti il lavoro è aumentato e in questo gli ingegneri biomedici di tutto il mondo hanno portato il loro contributo sia nella ricerca di nuove soluzioni tecnologiche ma apportando valore alla gestione sanitaria, organizzando reparti di terapia intensiva, incentivando l’ utilizzo da parte dei sanitari di servizi digitalizzati e a distanza come la telemedicina.
Questo richiede di base un aggiornamento tecnico continuo che si deve innestare nel lavoro full time, nella gestione familiare e nelle mission associative e istituzionali.
Non si può stare fermi e non si deve stare fermi per garantire ai cittadini piena qualità e sicurezza dei servizi erogati.
Lo scopo è proprio questo, con la qualità della nostra professionalità e della nostra esperienza garantire ai medici, agli ospedali di lavorare con continuità e sicurezza.
Che bias hai incontrato nella tua professione?
L’essere donna.
È capitato anche a me di non essere considerata come professionista “tanto quella che vuoi che faccia”, oppure di non essere considerata una studentessa valida perché studiavo e lavoravo contemporaneamente oppure di essere derisa perché la decisione di dedicarmi ai giovani e alle donne per i primi anni è stata incomprensibile oppure di essere esclusa da altre donne perché entravano in netta competizione con i miei principi.
Ho sempre avuto le idee chiare sulle cose in cui credevo, meno sulla loro realizzazione.
Per realizzare dei cambi di pensiero ci vogliono decenni , moltissima apertura e strette collaboratrici -come nel mio caso – energiche e super entusiaste di portare in prima persona un cambiamento.
Ci si potrà associare a breve inserendosi poi nelle varie attività che portiamo avanti tra cui il nostro tour per il libro Il Cappello di Paglia, aperitivi tecnici e conferenze online.
Siamo presenti sui social Twitter, Facebook, LinkedIn, Instagram con @wewomengineers inoltre rispondiamo alle richieste di orientamento al biomedicale e per la pubblicazione di storie alla mail info@wewomengineers.com Il nostro libro si può acquistare su diverse piattaforme tra cui Amazon e serve per il sostentamento vivo della community.
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