Spesso sentiamo parlare della parte “inquinante” del digitale, ma non pensiamo a quanto di buono esso faccia per l’ambiente che ci circonda.
Renderlo evidente è la mission della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, che attraverso un importante comitato scientifico svolge ricerca e divulgazione sull’argomento.
Io nel mio piccolo ho affrontato l’argomento software ed impatto ambientale, dicendo la mia su come noi sviluppatori possiamo essere importanti: La sostenibilità ambientale del software
La Fondazione per la Sostenibilità Digitale si presenta con un manifesto incredibilmente interessante, un decalogo sulla sostenibilità che tutti dovremmo leggere ed applicare nel nostro piccolo: mi permetto di riportarlo qui, commentando ciò che mi ha colpito di più.
Il Manifesto
1
La trasformazione digitale non impatta solo sui processi cambiando il modo in cui si fanno le cose. Tocca la loro natura profonda, ridefinendone il senso.
Ho vissuto in prima persona l’ultima storia dell’informatica dagli home computer ai giorni nostri, ed ho visto migliaia di “si fa così” bruciare. Il digitale ha riformulato interamente la mia vita e quella di chi mi sta intorno, dai processi di lavorazione del software, passati dal waterfall all’agile, al fare acquisti, al (non) andare in banca, al modo di conoscere, farsi conoscere, gestire la propria reputazione, divulgare le idee, studiare.
Niente nella storia precedente, nemmeno la TV e la stampa hanno dato le stesse possibilità ad un essere umano.
2
La trasformazione digitale sviluppa un cambiamento su persone, ambiente, società, cultura, economia. Contribuire alla definizione della direzione di tale cambiamento è una responsabilità comune.
Qui si inizia a richiedere un impegno che pochi hanno: protestare per lo status quo del digitale è facile, essere parte del cambiamento meno. E non vale solo per noi “informatici”, il cambiamento anzi è necessario che venga dall’utente, da chi usa i social network, chi accede alle PA, chi usa software per il proprio lavoro o svago.
3
Gli sviluppi della tecnologia possono essere solo parzialmente orientati o determinati. Il tentativo di comprendere le dinamiche della trasformazione digitale, e di influenzarle, deve partire da questo assunto.
Occorre quindi lavorare costantemente e disattendere le proprie previsioni, capire come la stessa natura delle cose sta cambiando.
4
La definizione del ruolo del digitale nella società passa da due elementi: la direzione che si può imprimere agli sviluppi delle tecnologie e la retroazione che esse producono su persone, economia ed ambiente nel processo di cambiamento della società stessa. Tali elementi sono inscindibilmente collegati e profondamente interdipendenti.
Questo ecosistema digitale, di cui tutti facciamo parte, non è dunque un insieme di macchine programmabili, come l’uomo comune tende a pensare, ma un vero elemento dell’uomo moderno. Internet ormai sta al pari della natura, dell’industria, dell’economia, nella vita delle persone.
Questo elemento straordinario sta modificando il funzionamento delle reti sociali e produrrà vere e proprie rivoluzioni.
5
Non ha senso limitarsi alla domanda se la tecnologia faccia “bene” o “male”. La tecnologia non è buona o cattiva. Ciò non vuol dire che non produca effetti nell’una o nell’altra direzione. È fondamentale quindi interrogarsi sugli impatti negativi per minimizzarli, ma concentrarsi su quelli positivi per valorizzarli.
In questa direzione ho scritto molto riguardo all’etica delle intelligenze artificiali e del metaverso prossimo venturo: vi rimando agli articoli Etica del metaverso, Etica e sostenibilità dell’Intelligenza Artificiale, e a quelli ad essi collegati.
6
L’impegno maggiore dell’uomo deve essere nel comprendere come la tecnologia sia funzionale ad esso, e non il contrario. A tale scopo dobbiamo
tentare di orientarne gli sviluppi perché produca, strumentalmente, impatti positivi sulla società.
Finora la rivoluzione portata dalla tecnologia non è stata gestita nel modo più fortunato e saggio: gli esempi della Polarizzazione e dell’Emergenza culturale sono i primi che mi vengono in mente, ma possiamo imparare anche da questi errori e migliorare.
7
Il concetto di impatto positivo sulla società si concretizza nel contributo della tecnologia allo sviluppo di una società sostenibile.
E in questo la tecnologia può fornire coordinamento, comunicazione, divulgazione, soluzioni e invenzioni: abbiamo uno scenario fantastico verso cui muoverci per salvare noi e il pianeta grazie ad essa.
8
I criteri di sostenibilità economica, sociale ed ambientale definiti dalle Nazioni Unite e consolidati in Agenda 2030 devono diventare un faro nelle scelte che determineranno lo sviluppo delle tecnologie quali strumenti per costruire un futuro sostenibile.
E sarebbe fantastico se si arrivasse ad una guida globale su questi temi, non viziata da capricci e interessi nazionali.
9
Il sistema culturale, fatto di intellettuali, accademici, ricercatori, operatori dell’informazione deve promuovere la conoscenza degli strumenti tecnologici favorendo lo sviluppo di consapevolezza diffusa in cittadini, istituzioni, imprese, decision maker.
E deve usare la tecnologia per incrementare la cultura della conoscenza, dell’etica e delle capacità che gli strumenti digitali possono darci, educando una popolazione più conscia di tutti gli strumenti che ha a disposizione.
10
La storia dimostra come la tecnologia abbia migliorato le condizioni di vita delle persone. L’operato dei decision maker deve essere quindi orientato a favorire il massimo sviluppo tecnologico in un quadro interpretativo che – senza frenare il progresso – lo orienti in una direzione compatibile e strumentale ad un mondo sostenibile.
E anche qui la necessità di regole condivise e globali che evitino la presenza di fazioni nel far-west e altre sovracontrollate, mi pare evidente.
Solo così l’orientamento tenderà a favorire l’intero genere umano e non una parte di esso.
Vi invito a consultare il sito della fondazione per consultarne le ricerche e i materiali eccezionali che fornisce.