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Il capo inutile: intervista a Leonardo Dri

Presentati

Ciao! Sono Leonardo Dri, e mi piace dire che se nella tua azienda si usano nella stessa frase le parole “persone” e “problema”, hai bisogno di me.

Mi occupo principalmente di dinamiche negoziali, di comunicazione interna, e di organizzazione aziendale, ma in effetti in tutti i casi in cui gli esseri umani si comportano da esseri umani, e questo causa qualche disastro.

A parte questo, sono felicemente papà di due bimbe, e marito, penso di essere bravo a fare la pizza in casa, e mi piace scrivere più di quanto non mi piaccia curare le piante.

E infatti, mentre i limoni della mia terrazza facevano una brutta fine, ho scritto un libro.

Parlami del tuo libro

“Chi comanda qui?” Di Leonardo Dri

Ricordo che quando per la prima volta entrai in contatto con quello che più di un anno dopo sarebbe diventato il mio editore mi disse:

“un libro sulla leadership? Il mondo ne è pieno, non credo che vorrei pubblicare su questo argomento!”

Flacowsky

Ha cambiato idea dopo averne letto qualche pagina: al contrario del classico saggio scritto da ex manager rivendutosi come consulente che racconta la sua carriera, si tratta di un manuale veramente scientifico sull’argomento.

Significa che la ricerca è svolta con metodo, e ha prodotto risultati prevedibili e replicabili.

La mia è una promessa forte, ma la verità è che la scienza della leadership è piuttosto prosaica, e la maggior parte delle persone, leggendolo, potrebbero pensare che si tratti solo di “buon senso”.

Eppure, se ci guardiamo intorno nelle aziende, di questo buon senso di cui tutti parlano non sembra esserci grande traccia.

Il mio obiettivo è che i manager che leggeranno questo libro mettano in discussione, anche solo un pochino, il modo in cui costruiscono relazioni con i loro collaboratori, per trasformare le aziende in luoghi più sani e vivibili.

Sai che la mia fissa è “cambiare il mondo un millimetro alla volta” tu fai qualcosa a riguardo?

Mi piace pensare di farlo, e scrivere un libro per me è esattamente questo: aumentare la portata del messaggio che cerco di trasmettere non solo ai miei diretti clienti, ma anche a tutti gli interessati e i curiosi, in modo che il concetto di “capo inutile” prenda sempre più piede.

Usi spesso questa espressione: “capo inutile”. Detta così sembra un insulto, che significa?

Il capitalismo ha storicamente alimentato la nascita di aziende a struttura gerarchica piramidale.

Si tratta di ambienti di lavoro dove gli esseri umani sono considerati risorse, in modo non dissimile da quelle produttive.

La metafora perfetta per descrivere un’organizzazione tradizionale è il meccanismo, in cui ogni singola risorsa umana non è che un mero ingranaggio.

E gli ingranaggi, si sa, possono essere oliati per girare meglio, possono deteriorarsi, ed essere sostituiti senza particolari sforzi se si rompono.

Questa immagine ci ha accompagnato per oltre cent’anni di industrializzazione, e per molto tempo ha funzionato, ma oggi non più.

Gli ingranaggi, infatti, hanno delle rigidità strutturali, mentre oggi si mette molta più enfasi sul valorizzare la capacità di adattamento dell’individuo, come fanno le cellule all’interno di un tessuto, o un organismo.

In questo concetto, la classica struttura gerarchica deve essere rivista, e le relazioni di leadership devono cambiare.

Per sopravvivere oggi è necessario uscire dalla logica di comando e controllo, tipica delle organizzazioni tradizionali, andando verso quella di libertà e responsabilità.

Leonardo Dri

Anche il ruolo del leader deve evolvere: oggi deve limitarsi a dare una direzione di massima, o di essere punto di contatto preferenziale tra il team e l’organizzazione.

Non è quindi che i capi sono inutili, ma per svolgere il suo ruolo al meglio il capo deve rendersi inutile per il team, creando le condizioni affinché i suoi collaboratori diretti siano responsabili, autonomi, proattivi e motivati.

Che bias hai incontrato nella tua professione?

Si potrebbe dire che la mia professione ha a che fare con il navigare tra i bias dei miei interlocutori.

Quello che più mi affascina ha a che fare con il fatto che un problema esiste solo se una persona lo sente.

Molti manager e imprenditori, ad esempio, non considerano lo scarso coinvolgimento o l’insoddisfazione dei lavoratori un problema, almeno fino a quando non ha un impatto sugli indici di redditività dell’azienda.

Solo quando una persona sente forte la spinta di un problema ha l’energia per appropriarsene, che significa assumersi l’onere di fare qualcosa per risolverlo!

Come si fa a contattarti professionalmente?

Chiunque può contattarmi al mio indirizzo mail forse@leonardodri.com.

Sono molto attivo anche su Linkedin, dove pubblico quasi quotidianamente con l’obiettivo di provocare riflessioni scomode.

Voglio il libro (e anche la tazza): come lo acquisto?

Al momento il libro è preordinabile sul sito dell’editore. Dopo la pubblicazione sarà disponibile su tutti i principali portali online, e ordinabile in libreria.

Una piccola nota: solo ordinandolo entro il 9 aprile ci sarà la possibilità di avere una fantastica tazza in edizione limitata con la grafica della copertina e la scritta “capo inutile”, mentre se vuoi portarti avanti con i regali di natale e acquistarne 10 copie, organizzerò per te una lezione online di 2 ore sull’argomento!

Grazie, Leo.

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Leadership liquida

In team, ma perfino nell’intera azienda, spesso il leader è una persona preposta ad esserlo.

Uno assunto per fare il leader, oppure uno che ha la proprietà e quindi fa il leader, quello che una volta si chiamava padrone per intenderci.

Personalmente, pur avendo sempre gestito dei team di sviluppo, ed avendo una discreta esperienza, considerato che lo faccio da una vita intera, ho sempre contestato la mia figura come quella del leader.

Il leader è raffigurato sempre come uno che tira il carro davanti agli altri, che ispira tutti, che dà la direzione. Una visione quantomeno reazionaria del mondo del lavoro.

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