Oggi che la parola “metaverso” è in onore delle cronache, si fantastica su tutte le sue applicazioni: una su cui pare interessata Microsoft, è il lavoro.
Uffici virtuali, come quelli dell’azienda amica CoderBlock, ma in Virtual Reality e collegati alle suite di gestione del team, collaborazione e office di Microsoft.
Molti sostengono che questo passo in avanti azzererà completamente le differenze tra lavoro in ufficio e remoto;: ma è davvero un bene?
Ho parlato in decine di articoli riguardo al Full Remote Working (I Torquemada del remote working, La paura del remote working, South Working, Metaversi fantastici e dove trovarli sono solo alcuni) e una delle cose che mi piacciono di più è il concetto di fiducia che si instaura tra tutti i componenti del team.
L’uso di uffici in VR può essere meraviglioso per migliorare alcune meccaniche di team building e di lavoro: ma attenzione a usarle con l’etica del Remote Working sempre preponderante.
Se avere un ufficio virtuale significa doverci stare nelle otto ore consuetudinarie, a farsi controllare dal manager maniaco del micro-management di turno, stiamo tornando molto indietro.
L’innovazione mi avrà sempre tra le sue schiere, ma come spesso succede, crea problemi di etica non indifferenti.
Un contratto di lavoro in full remote working che ripescasse metodologie e sistemi di controllo tipici degli uffici reali, sarebbe un gravissimo passo indietro nel mondo del lavoro moderno.
Cerchiamo quindi, tutti noi, di fare la differenza, sorvegliando, denunciando e impedendo comportamenti da padrone delle ferriere, che si svolgano in ufficio reale o virtuale.