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Non avere pietà

Bene. Avete dialogato con il cliente e con chi lavora per lui e siete giunti ad una serie più o meno ordinata di conclusioni. 

In quella fase il cliente è stato un amico, si è confidato con voi, vi ha comunicato i suoi problemi e ha formulato alcune richieste.

Nella sua visione però ci saranno sicuramente delle aberrazioni: cose che nel software non possono assolutamente andare: e qui qualcuno ligio al detto “metti l’asino dove vuole il padrone” rovinerebbe il software già in fase di analisi.

Occorre imporsi, dare al cliente esaurienti spiegazioni sui “paletti” che sono necessari e non arretrare di un passo sui punti fermi che riteniamo assolutamente necessari. 

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Ascoltare il cliente

Il primo lavoro dell’analisi del software è ascoltare il cliente: Io lo chiamo percorso dall’incubo al sogno

Il cliente inizialmente è davanti al mostro del software: una cosa che sa che potrà semplificargli l’esistenza, ma che al momento gli appare sconosciuto e pieno di insidie.

Questa paura del mostro lo ha portato fin da un consulente; che è lì per spiegargli che il mostro è una bestia benevola, che servirà al suo business e migliorerà la qualità della sua vita aziendale.

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