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Lavorare con iPad Pro

Il south working, il nomadismo digitale, ed altre forme nuove di lavoro in remoto, portano ad interrogarsi e ad usare spesso strumenti alternativi a quelli consuetudinari.

A me, per esempio, capita di trovarmi in giro per la Sicilia, in luoghi bellissimi, e a non aver sempre dietro per ragioni logistiche il computer: nonostante il mio MacBook Air M1 sia “quasi” un dispositivo mobile come l’iPad, vista la leggerezza e l’enorme durata della batteria, l’IPad è spesso più semplice da portare, più discreto come presenza, più utile per i social e la vita extralavorativa.

L’iPad Pro che possiedo sopperisce bene a questa mancanza, anche se potrebbe essere meglio, e certamente lo diventerà con l’evoluzione di alcune app.

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Sviluppo software e un po’ di amarcord.

Vent’anni fa usciva Windows ME, una delle peggiori creature di Microsoft, che non ha mai brillato in qualità, ma in quel caso si superò.

Ricordo in quel periodo che Apple, schiacciata dalla concorrenza e con un sistema operativo un po’ obsoleto, anche se molto più usabile di Windows, svoltò col rientro di Jobs e l’acquisizione di Next e OpenStep.

Linux iniziava a farsi largo nella nicchia degli appassionati, ma sul desktop ha sempre avuto grandi limitazioni, oggi solo parzialmente superate.

Quando installai Mac OSX in preview, fui preso dall’emozione. Finalmente un sistema Unix con un’interfaccia completa e intuitiva, e con tutta la reale potenza che i *nix danno a noi sviluppatori del software. Quartz poi dava una leggibilità e un comfort di lavoro senza precedenti.

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