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No code e RAD

Quando iniziai a programmare, la documentazione come esiste ora era fantascienza.

I linguaggi si studiavano sui libri, nel caso degli home computer mancavano gli strumenti e bisognava perfino realizzarseli da soli.

Il mio primo codice assembler del 6502 fu scritto su un assemblatore scritto in basic Apple da me, perché non riuscivo ad acquistare una copia di Merlin.

In quel periodo pionieristico lo sviluppo software era eroico: ma tutti credevamo che sarebbe durato poco, che sarebbero venuti fuori sistemi per programmare senza codice, accessibili a tutti: “è un lavoro che non può durare”.

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L’azienda è nelle tue mani

Ieri su LinkedIn leggevo un interessante post condotto da Leonardo Dri, sull’infelice frase “Tutti utili, nessuno indispensabile” a cui ho risposto con un commento sul DNA aziendale:

Quando una persona lascia un’azienda, lascia un’azienda già diversa da quella che ha appena abbandonato. Ogni partenza o arrivo, anche apparentemente irrilevante, modifica l’organismo azienda nel DNA, e l’azienda diventa differente. Ognuno di questi cambiamenti può essere un’evoluzione o un’involuzione, ma non è mai gratis e causerà sempre dei problemi.

Ricardo Antonio Piana

Il mio pensiero sull’indispensabilità del singolo è diametralmente opposto alla frase di rito: quando qualcuno lascia l’azienda, l’azienda ha fallito.

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